Kyrgyzstan, la crisi economica fa impennare i suicidi
Bishkek (AsiaNews) - La crisi economica mondiale ha fatto impennare il numero dei suicidi in Kyrgyzstan. Secondo uno studio condotto dal sito Eurasianet, ogni anno circa 700 persone (uno ogni 8.300 abitanti su una popolazione di 5,7 milioni) decidono di togliersi la vita. Il governo cerca di insabbiare i dati ufficiali, mentre fonti mediche confermano l’aumento del fenomeno.
Il dottor Baktygul Aralbaeva, vice-direttore del servizio di ambulanza della capitale, riferisce che “qualche anno fa, la situazione era molto meno grave”. Secondo il medico, le difficoltà economiche sono la causa di tale incremento, dal momento che “nella società kyrgyza, i soldi e i legami personali spesso sono i fattori più importanti nel determinare il successo professionale”. Il dr. Aralbaeva continua: “Le persone contraggono debiti e poi non sanno come ripagarli”. Non solo, “i giovani non riescono a trovare lavoro. Qualche anno fa, i laureati trovavano lavoro subito dopo la fine degli studi. Ora invece, anche se hai due lauree, senza contatti non si riesce a lavorare”.
Le difficoltà dei giovani sono confermate anche dall’Amministratore apostolico del Paese, mons. Nikolaus Messmer. Intervistato da AsiaNews, il vescovo dichiara: “È vero, la situazione è triste. La gente è senza lavoro. Gli abitanti dei villaggi si spostano nelle grandi città per cercare migliori opportunità e costruire una vita migliore. E a volte le cose vanno male”.
Gli esperti sottolineano inoltre che i suicidi sono legati a problemi concreti, mentre di solito si crede che un gesto così disperato sia dovuto soprattutto a malattie mentali. Lo psichiatra Mizirkhat Kurmanaliev, membro del Centro nazionale di Salute mentale riferisce: “La mia esperienza dimostra che si suicidano soprattutto coloro che vivono drammi personali: problemi in famiglia, difficoltà economiche. I suicidi sono più diffusi tra le persone sane che vivono una vita attiva”.
Ernis Osmonbaev, portavoce del ministro degli Interni, ritiene invece che la situazione non abbia subito consistenti modifiche negli ultimi anni, dal momento che si è passati dai 550 casi del 2000 ai 680 del 2104. Il dato preoccupante però - confermato sia dalle autorità che dagli esperti - è che tra gli adolescenti si registrano sempre più frequenti tentativi di suicidio. Infatti “le persone anziane - sostiene il dr. Kurmanaliev - sono più tolleranti nei confronti dei problemi. Essi sono ormai rassegnati. I giovani invece reagiscono in modo emotivo”. Secondo un rapporto del 2014 della World Health Organization (intitolato “Preventing suicide: A global imperative”), l’11,6% dei giovani tra i 15 e i 29 anni si è tolto la vita nel 2012, un numero molto simile a quello della Corea del Sud, uno dei Paesi con i più alti tassi di suicidio al mondo.