Kuwait, al via i dialoghi di pace yemeniti
Dovevano avere luogo quattro giorni fa. Sono stati rimandati per la rottura della tregua. I dialoghi sono sponsorizzati dall’Onu. In oltre un anno di conflitto vi sono stati 6400 morti e quasi 3 milioni di sfollati. La presenza di Al Qaeda e Daesh “alleati” della coalizione saudita. Le suore di Madre Teresa e il rapimento di p. Tom Uzhunnalil.
Kuwait City (AsiaNews) - Una delegazione di ribelli Houthi ha lasciato ieri la capitale yemenita per giungere in Kuwait e partecipare ai dialoghi di pace sponsorizzati dall’Onu. I dialoghi dovevano iniziare quattro giorni fa ma sono stati rimandati perché i ribelli hanno accusato la coalizione nemica, guidata dall’Arabia saudita, di aver violato il cessate-il-fuoco in atto dall’11 aprile.
In realtà entrambi i gruppi hanno violato la tregua in questi giorni. Nelle ultime 24 ore sono stati uccisi 16 ribelli e tre soldati governativi a Nahm, nella regione a nordest di Sanaa. Altri scontri sono avvenuti a Marib (a est della capitale).
Da oltre un anno la coalizione a guida saudita cerca di colpire i ribelli Houthi, che sono riusciti a conquistare diverse parti del territorio fino a controllare la capitale Sanaa. Il presidente Abedrabbo Mansour Hadi, fuggito prima ad Aden, si è ormai stabilmente rifugiato a Riyadh.
Gli Houthi combattono per una maggiore autonomia e per maggiori diritti politici e sono alleati dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh.
Il conflitto è visto dagli analisti come una ennesima “guerra per procura” fra Arabia saudita, che sostiene Hadi, e Iran, che sostiene gli Houthi.
Molte delle armi ad alta precisione usate dai sauditi provengono da arsenali Usa, che offrono a Riyadh anche servizi di intelligence.
Le Nazioni unite affermano che in oltre un anno di conflitto, sono morte almeno 6400 persone e quasi 3 milioni sono stati costretti a fuggire dalle loro case.
La guerra è resa ancora più violenta dalla presenza di gruppi radicali islamici di Al Qaeda e di Daesh (lo Stato islamico), che combattono contro gli Houthi e prendono di mira la popolazione. Fra le vittime del fondamentalismo vi sono le quattro suore di Madre Teresa uccise ad Aden il 4 marzo scorso e il p. Tom Uzhunnalil, il sacerdote salesiano rapito da oltre un mese, del quale non si hanno ancora notizie.