Kumamoto, l'ospedale cattolico contro la tv: "Discriminate i bimbi abbandonati"
Tokyo (AsiaNews) - Per fermare la discriminazione contro i bambini abbandonati in Giappone, l'ospedale cattolico Jikei di Kumamoto - nel sud del Paese - ha chiesto alla rete televisiva nazionale Nippon Television Network (Ntn) di fermare un controverso programma settimanale che parla proprio di questi "bimbi soli", costretti a vivere in strutture di accoglienza fra cui proprio il Jikei.
In un comunicato, l'ospedale scrive: "Quello che ci preoccupa non sono tanto i bambini che possono crescere nelle proprie famiglie, ma piuttosto la salvaguardia dei cuori infranti di quei piccoli che hanno subito abbandoni o abusi in famiglia prima di essere accolti in queste strutture". Il programma si chiama "Ashita Mama Ga Inai" ("Mamma domani non verrà") e tratta di infanzia violata: "Fra coloro che hanno subito questi abusi - scrive l'ospedale - ci sono anche coloro che non hanno ancora avuto la possibilità di fuggire dal trauma".
Le parole usate per definire questi bambini nella serie televisiva includono termini come "palo" e "armadio", dove i bambini sono stati chiusi dalle proprie madri. Oppure "donki", una parola giapponese che indica "corpo contundente": si riferisce all'oggetto usato da una madre in una puntata per colpire il suo fidanzato ed è stato usato per definire la figlia della donna, che vive in una struttura protetta. Si tratta, sostiene il comunicato, "di un modo di fare che assomiglia a un bastone infilzato nei cuori dei bambini abusati come lame".
Il tema della vita e quello dei minori abbandonati è molto sentito in Giappone, il Paese con il minor tasso di natalità al mondo. Nel novembre 2006, per cercare di salvare i neonati da aborto e abusi, proprio l'ospedale Jikei ha installato - nonostante l'opposizione del governo - una "baby box", ovvero una mini-struttura dotata di incubatrice dove le madri in difficoltà possono mettere i propri figli.
La moderna "ruota degli esposti" ha avuto un buon successo, ma non ha frenato il numero di aborti e quello di abbandoni minorili. L'esecutivo guidato da Shinzo Abe - premier all'epoca dell'installazione della "baby box" - ha chiesto nel 2013 alla popolazione di "fare di più" per favorire le nascite, dato che le "culle vuote" mettono a serio rischio la crescita economica e il sistema pensionistico del Giappone.
28/12/2022 12:05