Kuala Lumpur: satira in radio innesca tensioni confessionali fra musulmani e indù
Commenti ostili e denigratori infiammano il clima nel Paese nel mese sacro di Ramadan (e nel tempo di Quaresima). Per la polizia sono eventi che minacciano “sicurezza nazionale, stabilità economica e armonia razziale”. Nel mirino i rituali caratteristici della festa induista di Thaipusam e la danza di Kavadi Attam.
Kuala Lumpur (AsiaNews) - Attacchi a sfondo confessionale oscurano la sacralità del Ramadan e della Quaresima in Malaysia, con commenti ostili e denigratori verso fedeli che hanno sorpreso - e colpito - la sensibilità religiosa degli abitanti della nazione. A innescare la polemica, alcuni filmati virali in rete in cui si deride la danza di Kavadi Attam: si tratta di un rituale che simboleggia una cerimonia sacrificale - e purificatrice - praticata dai devoti durante il culto di Murugan, il dio indù della guerra, e parte centrale del festival di Thaipusam. A compiere l’atto sarebbero stati tre disc-jockey musulmani della stazione radio ERA FM. Nel filmato, due di loro gridano “vel vel”, mentre il terzo compie atti contrari alla decenza irridendo il rituale indù.
Durante il Thaipusam, gli indù si trafiggono con piccole repliche della lancia sacra nota come “vel”, che la divinità indù Murugan ha usato per sconfiggere il demone Soorapadman. I fedeli lo considerano un oggetto sacro, perché donato dalla madre, la dea Parvathy. Da qui l’ira per la derisione del rito cerimoniale, avvenuta a pochi giorni dal mese sacro di Thai. I portali di informazione del Paese hanno condannato il comportamento dei tre personaggi radiofonici e gli internauti che hanno protestato contro la profanazione, chiedendo alle autorità di prendere provvedimenti immediati.
Alla fine i tre uomini si sono scusati con la comunità indù del Tempio di Lord Murgan a Kuala Lumpur. E l’emittente radiofonica è stata condannata a pagare una multa di 250mila Rm (quasi 52mila euro), ma non è stata intrapresa alcuna azione penale contro i disc-jockey, sebbene l’opinione pubblica abbia chiesto a gran voce multe e carcere. Il Malaysia Hindu Sangam, organo centrale delle organizzazioni indù del Paese, ha accettato le scuse e il suo presidente T Ganesan ha sottolineato la necessità che le organizzazioni dei media e i creatori di contenuti siano più attenti nel trattare questioni religiose e culturali.
Tuttavia, a livello di fedeli si sono registrate reazioni ben più critiche, e feroci, tanto che vi sono casi di persone che hanno insultato la religione islamica per poi ritrattare, scusandosi e ammettendo di essersi fatti prendere dall’ira. Parole che non sono bastate per scongiurare una ulteriore deriva, col predicatore musulmano Zamri Vinoth - un protetto del leader radicale musulmano Zakir Naik, cittadino indiano residente in Malaysia e ricercato nel suo Paese per riciclaggio di denaro - che sulla propria pagina social ha insultato gli indù e i loro riti. “I devoti - ha detto - sono posseduti e sembrano ubriachi in preda all’alcol quando si dedicano ai rituali”. Le sue osservazioni hanno nuovamente scatenato il risentimento della comunità indù malaysiana.
Gli appelli alle autorità affinché prendano provvedimenti contro i due predicatori sono finora caduti nel vuoto, anche se la magistratura ha avviato un’inchiesta ed è in attesa di direttiva da parte dell’ufficio del procuratore generale (Agc). Al riguardo, l’ispettore generale di polizia Tan Sri Razarudin Husain ha dichiarato che sono state presentate 894 denunce contro Zamri Vinoth.
Commentando le questioni legate alla razza, alla religione e all’istituzione reale (3R) nell’anno in corso, Razarudin ha osservato che la polizia ha ricevuto finora 31 querele, 17 delle quali coinvolgono la monarchia, due relative a questioni razziali e 12 riguardanti la religione. Un dato che certifica come siano in aumento nel Paese e a nulla sono valsi, almeno sinora, gli appelli di istituzioni e gruppi interreligiosi che chiedono di mettere fine ai dibattiti su temi controversi.
Il primo ministro Datuk Seri Anwar Ibrahim ha messo in guardia i cittadini dall’agire in modo insensibile su questioni religiose, aggiungendo che qualsiasi azione o discorso che tocchi le 3R non farà altro che minare l’armonia. Egli ha poi invitato i cittadini a sostenere i principi del Rukun Negara, ideologia sociale simile alla Pancasila indonesiana, istituita nel 1970 per forgiare l’unità tra le comunità multirazziali della nazione. I musulmani malay rappresentano circa il 60% dei 35 milioni di abitanti del Paese. Il resto è costituito per lo più da cinesi e indiani, mentre i Dayak e i Kadazan cristiani dominano rispettivamente gli Stati del Borneo di Sabah e Sarawak.