16/04/2024, 12.10
MALAYSIA - ISRAELE - IRAN
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Kuala Lumpur sceglie Teheran: risposta ‘legittima’ a Israele, stop a escalation

di Joseph Masilamany

Il primo ministro Anwar Ibrahim ha presieduto una due giorni di incontri del Consiglio di sicurezza nazionale. In una nota considera “atto legittimo” l’attacco iraniano contro il “barbaro” raid di Tel Aviv all’ambasciata. Dalle Filippine “grande preoccupazione” per la crescente tensione. Prime ripercussioni sul traffico aereo nella regione. 

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Una risposta “legittima” e una giusta ”rappresaglia” per il raid aereo israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco del primo aprile, che ha causato la morte di diverse persone fra le quali un alto ufficiale dei pasdaran, il gen. Mohammad Reza Zahedi. Così il premier della Malaysia Anwar Ibrahim giudica l’operazione a colpi di droni e centinaia di missili lanciata da Teheran allo Stato ebraico la notte fra il 13 e il 14 aprile, in gran parte sventato dal sistema di difesa aereo e dagli alleati - dalla Giordania agli Stati Uniti - intervenuti. Un attacco dal forte impatto emotivo e primo diretto al territorio israeliano da parte della Repubblica islamica, ma che ha causato lievi danni materiali e un ferito grave, una bambina appartenente alla comunità beduina

Dopo aver deliberato in una riunione speciale di due giorni iniziata ieri col Consiglio di sicurezza nazionale, alla presenza di ministri e funzionari di alto livello, sull’escalation della crisi mediorientale, lo stesso Anwar Ibrahim ha sottolineato in una nota: “L’attacco dell’Iran è un atto legittimo [in risposta] al barbaro raid di Tel Aviv all’edificio del consolato della Repubblica islamica, adiacente l’ambasciata”. Il premier ha quindi aggiunto che l’esecutivo ha preso atto con favore delle rassicurazioni fornite da Teheran, secondo cui questa sarà l’unica reazione salvo ulteriori attacchi da parte di Israele.

“Ci uniamo a tutto il mondo civilizzato - ha proseguito il capo del governo - per esortare il regime sionista israeliano a non aggravare una situazione già tesa. Vi sono chiari segnali che indicano che il mondo non vuole vedere un peggioramento della situazione”. Ibrahim ha inoltre affermato che l’impatto della situazione sull’economia nazionale è stato finora minimo, con il mercato azionario di Kuala Lumpur che ha aperto in leggero ribasso, riflettendo le tendenze regionali. Tuttavia, ha poi precisato che il governo continuerà a monitorare la situazione e ad adottare misure preventive per garantire la sicurezza, il benessere e la prosperità di tutti i malesi. “Gli interessi del Paese - ha confermato - saranno la nostra principale preoccupazione”.

La due giorni di incontri e confronto con il gabinetto per la Sicurezza nazionale mostra quanto sia alta la tensione e la serietà con la quale la leadership di Kuala Lumpur sta osservando gli eventi e le notizie provenienti dalla regione mediorientale. L’obiettivo, ha assicurato il primo ministro, è quello di “proteggere la Malaysia e i suoi cittadini” dalle conseguenze di una deriva militare e armata. Egli ha infine aggiunto che la chiave per risolvere la questione è una soluzione giusta, equa e immediata della situazione a Gaza, dove la guerra di Israele ad Hamas, in risposta all’attacco del 7 ottobre, ha provocato oltre 33mila morti e una catastrofe umanitaria. “L’attenzione globale deve essere concentrata su una rapida soluzione di questo problema”. Deve esserci un “cessate il fuoco duraturo” che permetta “il passaggio di aiuti umanitari” e, a questo proposito, “l’ultimo contributo della Malaysia di 100 container dovrebbe partire il 27 aprile”. 

Anche nel Sud-est asiatico si gioca la partita delle alleanze a fronte di una escalation fra Israele e Iran in Medio oriente che è fonte di grande preoccupazione. Se la Malaysia, anche rispetto a una comune fede islamica, rivendica il diritto di Teheran alla difesa dopo il raid all’ambasciata, in precedenza era stato il governo di Singapore a intervenire dicendosi pronto a difendere gli ebrei locali dalle conseguenze della guerra [a Gaza]. In precedenza l’esecutivo aveva bacchettato la locale ambasciata israeliana per un post sui social con riferimenti a “Israele e Palestina” nel Corano ritenuto “inaccettabile” perché rischiava di infiammare gli animi dei musulmani. Le autorità delle Filippine esprimono “grave preoccupazione” per la crescente tensione e, in una nota, il ministero degli Esteri di Manila invita le parti “a lavorare per una soluzione pacifica del conflitto”. Alcuni senatori chiedono invece massima attenzione al governo sulla sorte dei connazionali che vivono e lavorano in Iran e Israele, arrivando a rimpatriarli se necessario. 

Infine, uno dei settori a rischio legati alla tensione in Medio oriente è quello legato al traffico aereo, in considerazione del fatto che lo spazio aereo iraniano in particolare è spesso usato dalle compagnie che operano fra Europa e Sud-est asiatico (e India). Con ulteriori chiusure, come si sono registrati nella notte dell’attacco, la durata e i costi dei voli saranno necessariamente aumentati come maggiore sarà il consumo di carburante. Un esempio immediato è il volo diretto (finora) di Qantas da Perth a Londra, costretto a fermarsi a Singapore per immettere il carburante extra necessario per coprire il cambiamento della tratta. 

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