Kuala Lumpur, vietate le prediche dell’islamista Zakir Naik
Il “tele-evangelista” indiano è considerato l’“ispiratore” della strage di Dhaka del primo luglio 2016. La polizia ha ricevuto oltre 100 denunce in merito ad alcune dichiarazioni a sfondo razziale. Naik ha messo in dubbio la lealtà della minoranza indù e affermato che i cittadini di etnia cinese sono ospiti in Malaysia.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – La polizia della Malaysia ha vietato ogni attività pubblica di Zakir Naik (foto), dopo che dichiarazioni a sfondo razzista rilasciate dal controverso predicatore islamico avevano suscitato la pubblica indignazione. Naik, 54enne di nazionalità indiana, è considerato l’“ispiratore” della strage di Dhaka del primo luglio 2016. Da tre anni, il “tele-evangelista” si sottrae alle autorità di New Delhi, che lo accusano di riciclaggio di denaro ed incitamento all’odio. Diversi Paesi occidentali (tra cui Canada e Regno Unito) ed asiatici (Bangladesh e Singapore) ne hanno bandito l’ingresso. Nel 2017, le autorità di Kuala Lumpur gli hanno però concesso il permesso di soggiorno permanente. Rappresentante tra i più noti dell’islam salafita, Naik è molto popolare tra i radicali islamici.
La popolazione della Malaysia è composta da quasi 32milioni di persone, più del 60% delle quali musulmane. Nella vita sociale, i confini tra le comunità etnico-religiose sono tracciati in modo saldo e le politiche identitarie giocano un ruolo importante. Ha perciò sollevato accese polemiche il discorso pronunciato da Naik lo scorso 3 agosto, in occasione di una conferenza tenutasi Kota Baru (Stato Kelantan). Durante il suo intervento, il predicatore ha affermato che i malaysiani di etnia cinese dovrebbero “andarsene via per primi”, poiché sono “vecchi ospiti” del Paese; ha poi aggiunto che gli indù residenti in Malaysia sono più fedeli al primo ministro indiano Narendra Modi che al loro premier, Mahathir Mohamad. Essi godono però di “100 volte diritti in più” rispetto ai musulmani in India.
Nei giorni seguenti, sono piovute su di lui 115 denunce pubbliche e diverse richieste di espulsione. Contro Naik si sono espressi anche alcuni ministri del governo. Tre giorni fa, Mahathir ha dichiarato che il tele-evangelista “è libero di predicare sull'islam ma non deve esprimersi su tematiche razziali che riguardano la Malaysia, soprattutto perché non ne è cittadino”. Il giorno dopo, la polizia ha interrogato il predicatore per 10 ore e ieri sono giunte le sue scuse pubbliche. “Non è mai stata mia intenzione turbare alcun individuo o comunità – ha dichiarato Naik –. È contro i principi di base dell'Islam e vorrei esprimere le mie sentite scuse per questo malinteso”. La marcia indietro non ha dissuaso le autorità dall’emettere un provvedimento restrittivo.
02/11/2017 12:18
16/06/2017 09:03