02/09/2022, 14.00
MALAYSIA
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Kuala Lumpur, dopo Najib anche la moglie Rosmah condannata per corruzione

di Steve Suwannarat

L'ex premier dalla scorsa settimana è in carcere con una pena di 12 anni per l'appropriazione di somme di denaro da un fondo sovrano. La consorte ne rischia 10 se la sentenza non sarà ribaltata in appello. In Malaysia l'opinione pubblica si chiede se si tratti davvero di una stretta al malaffare a lungo tollerato o di una rivalsa politica verso una coppia assai popolare ma controversa,

Kuala Lumpur (AsiaNews) - Dopo il marito - l'ex premier Najib Razak, dietro alle sbarre dalla scorsa settimana - anche la moglie, la scaltra e influente Rosmah Mansor, è stata condannata ieri per corruzione in Malaysia. La 70enne Rosmah - libera su cauzione in attesa di due sentenze d’appello - rischia il carcere e una multa equivalente a 216 milioni di euro a seguito di uno scandalo senza precedenti e dopo un processo lungo e dibattuto. I due coniugi sono stati condannati rispettivamente a 12 e 10 anni per corruzione.

Najib, a capo del governo dal 2009 al 2018, è accusato di avere dirottato su conti a lui riferibili somme ingenti in una operazione di riciclaggio di denaro (700 milioni di euro) del fondo sovrano 1Malaysia Development Berhad. Pupillo di Mahathir Muhammad, a più riprese premier e ancora oggi a 97 anni figura centrale nel quadro politico del Paese, Najib si è sempre difeso negando ogni addebito.

Rosmah Mansor avrebbe invece chiesto mazzette a un’azienda che a lei si era rivolta per ottenere un appalto pubblico multimilionario. L'opinione pubblica e i mass media in Malaysia si chiedono se queste sentenze possano segnalare un cambio di rotta rispetto a una tolleranza a volte sfacciata della corruzione e del malaffare; o se, invece, entrino in un gioco di rivalsa politica verso una coppia assai popolare ma controversa, che si riteneva intoccabile e poco ha fatto per nascondere la propria influenza e i propri interessi, pur ammantandola come un’azione per il “bene” del Paese.

Significativamente le due sentenze sono arrivate a ridosso del 31 agosto, giornata che ha ricordato il 65mo anniversario dell’indipendenza dai britannici. In 65 anni la Malaysia è cresciuta, nel tempo è stata riconosciuta come un partner affidabile all’estero, oltre che una delle maggiori economie del Sud-Est asiatico e dell’intero continente.

Davanti alla crescita economica e alla considerazione internazionale per la sua stabilità risalta ancora di più la conflittualità politica che la caratterizza ormai da parecchi anni, con l’erosione e – per periodi limitati di tempo - la perdita del potere da parte dell’Umno (United Malays National Organization), il movimento che ha nel tempo promosso lo sviluppo della comunità malese musulmana, favorendone anche l’incremento demografico (oggi sono musulmani il 62% dei 30 milioni di malaysiani). Questo ha creato o accentuato contrasti con le minoranze etniche e religiose che si sono trasferiti sul piano politico, ponendo in difficoltà lo stesso Umno e la coalizione Barisan Nasional, di cui fa parte.

Le maggiori personalità emerse dall’indipendenza, tra cui, appunto Najib Razak, sono quelle che più hanno saputo coordinare le varie tessere del mosaico-malaysiano, bilanciare i diversi poteri (inclusi quelli dei vari sovrani degli Stati federati in rapporto al Parlamento e al governo). Tuttavia nel suo caso gli interessi di partito e personali e lo stile di vita dispendioso e appariscente della moglie hanno in poco tempo portato i malaysiani dall’ammirazione al sospetto e infine all’ostilità. C’è però anche chi prevede già per l’ex capo del governo il perdono reale e una qualche forma di riabilitazione.

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