Kim in Russia: “Torneremo ai Colloqui a 6 sul disarmo”
Alla fine dell’incontro con Medvedev arriva la conferma: Pyongyang vuole riprendere i dialoghi “senza precondizioni”. Mosca promette anche aiuti umanitari per la Corea, devastata dalle alluvioni e dalla carestia. Washington e Seoul, però, chiedono una moratoria atomica prima di ripartire.
Mosca (AsiaNews/Agenzie) – La Corea del Nord “è pronta a tornare senza pre-condizioni ai Colloqui a sei sul proprio programma nucleare, introducendo in questo contesto una moratoria sugli esperimenti atomici e sulla produzione di armamenti nucleare”. Lo ha dichiarato ieri Natalia Timakova, portavoce del presidente russo Medvedev, al termine della visita che Kim Jong-il ha fatto in Russia.
Il viaggio, il primo dal 2002, rivela il bisogno disperato di Pyongyang di ottenere di nuovo gli aiuti internazionali: strozzata dalle sanzioni imposte dopo i test nucleari, colpita dalle inondazioni di luglio, a corto di derrate alimentari e investimenti, la Corea del Nord ha bussato negli ultimi due mesi alle porte di Russia e Cina per ottenere di nuovo fondi e materali utili.
Le aperture del Caro Leader, però, non corrispondono alle richieste degli altri membri del sestetto (Usa, Giappone e Corea del Sud): questi chiedono di introdurre la moratoria prima della ripresa dei colloqui. In ogni caso si tratta di un gesto di apertura, anche se dettato da una situazione di crisi, in un Paese ad economia statalizzata dove il clan al potere tiene in pugno il Paese con la censura, l’intimidazione e un onnipresente culto della personalità del leader nordcoreano.
Kim, stando allo stesso Medvedev, si è detto interessato anche al transito in territorio nordcoreano di un gasdotto russo verso la Corea del Sud, con la quale i rapporti sono ancora conflittuali. Un tubo targato Gazprom lungo 1.100 km, di cui 700 in Corea del Nord, e con una capacità iniziale di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. L’infrastruttura frutterebbe circa 60 milioni di euro l’anno come diritti di transito, ma la Corea del Sud teme il rafforzamento economico del rivale.
Sul fronte degli aiuti, soprattutto dopo le recenti e devastanti alluvioni, Kim potrà contare sull’invio entro fine settembre di 50mila tonnellate di grano e, forse, su qualche sconto sul debito di 11 miliardi di dollari contratto con l’ex Unione sovietica. Secondo gli esperti, Kim avrebbe cercato anche un sostegno di Mosca nel processo di trasmissione del potere a favore del figlio più giovane, Kim Jong-un.
Il viaggio, il primo dal 2002, rivela il bisogno disperato di Pyongyang di ottenere di nuovo gli aiuti internazionali: strozzata dalle sanzioni imposte dopo i test nucleari, colpita dalle inondazioni di luglio, a corto di derrate alimentari e investimenti, la Corea del Nord ha bussato negli ultimi due mesi alle porte di Russia e Cina per ottenere di nuovo fondi e materali utili.
Le aperture del Caro Leader, però, non corrispondono alle richieste degli altri membri del sestetto (Usa, Giappone e Corea del Sud): questi chiedono di introdurre la moratoria prima della ripresa dei colloqui. In ogni caso si tratta di un gesto di apertura, anche se dettato da una situazione di crisi, in un Paese ad economia statalizzata dove il clan al potere tiene in pugno il Paese con la censura, l’intimidazione e un onnipresente culto della personalità del leader nordcoreano.
Kim, stando allo stesso Medvedev, si è detto interessato anche al transito in territorio nordcoreano di un gasdotto russo verso la Corea del Sud, con la quale i rapporti sono ancora conflittuali. Un tubo targato Gazprom lungo 1.100 km, di cui 700 in Corea del Nord, e con una capacità iniziale di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. L’infrastruttura frutterebbe circa 60 milioni di euro l’anno come diritti di transito, ma la Corea del Sud teme il rafforzamento economico del rivale.
Sul fronte degli aiuti, soprattutto dopo le recenti e devastanti alluvioni, Kim potrà contare sull’invio entro fine settembre di 50mila tonnellate di grano e, forse, su qualche sconto sul debito di 11 miliardi di dollari contratto con l’ex Unione sovietica. Secondo gli esperti, Kim avrebbe cercato anche un sostegno di Mosca nel processo di trasmissione del potere a favore del figlio più giovane, Kim Jong-un.
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