Kerala, il governo proibisce la distribuzione della comunione ai fedeli. Le Chiese prolungano la chiusura
Da oggi le comunità cristiane possono riaprire gli edifici sacri ai fedeli. Ma vi sono condizioni stringenti. Oltre alla sanificazione, è proibita l’entrata alle persone di età superiore ai 65 anni; vietato l’uso dell’acqua santa e degli oli santi; proibito dare la comunione. Intanto nel Paese crescono le infezioni e i decessi.
Thiruvananthapuram (AsiaNews) – Da oggi le chiese cattoliche in India possono riaprire i loro edifici per le celebrazioni con i fedeli. Erano rimaste chiuse per tutto il tempo del lockdown, iniziato lo scorso 25 marzo. Dopo il permesso del governo centrale per riprendere le celebrazioni, i governi dei diversi Stati della confederazione hanno pubblicato regole specifiche da seguire. A differenza di quanto sta succedendo in occidente, qui in India è molto difficile trovare regole che vanno bene per tutte le religioni. Ad esempio, lo stato del Kerala ha proibito di distribuire tutti tipi di offerte (Prasadam, theertham: due termini usate nella religione induista, una piccolissima porzione di dolce o cibo che viene dato a chi va al tempio, oppure l'acqua offerta ai devoti per bere). Per i cattolici il problema è che nel “Prasadam” viene inclusa anche la comunione.
Molte diocesi hanno deciso di continuare a tenere chiuse le chiese, anche se la Conferenza episcopale nazionale (Cbci) e quelle regionali hanno inviato alcune raccomandazioni.
L’arcivescovo Antony Kariyil, vicario metropolitano di Ernakulam Angamaly, la più grande archi-eparchia del Kerala, ha dichiarato che egli è giunto a conclusione che è meglio per la sua diocesi non riprendere i servizi liturgici. Tale decisione è avvenuta dopo aver discusso con i vicari zonali e con diversi rappresentanti laici.
P. Thomas Puthenpurackal, parroco a Thekkekara, nella diocesi di Changacherry, ha dichiarato ad AsiaNews che sebbene egli abbia iniziato la sanificazione degli ambienti parrocchiali, molto probabilmente non potrà riaprire la chiesa per celebrare l’eucarestia col popolo. L’ostaccolo più grande è la direttiva del governo del Kerala di proibire la distribuzione della comunione ai fedeli durante la messa. “Se non possiamo distribuire la comunione – puntualizza p. Thomas – che senso ha la partecipazione dei fedeli alla celebrazione?”.
Ieri, in tarda serata, mons. Joseph Perumthottam, arcivescovo di Changanacherry, ha annunciato che le chiese della sua diocesi non riprenderanno le celebrazioni eucaristiche col pubblico. Sacerdoti e fedeli trovano molto complesse le misure di attenzione sanitaria prescritte dal governo: i sacerdoti devono tenere il registro di tutti i partecipanti; celebrare messa con non più di 100 persone (dividendo la parrocchia in diversi gruppi); togliere i tappeti dai luoghi comuni; non usare le acquasantiere; non ungere con olio santo i fedeli; ecc. In più, è vietata l’entrata in chiesa alle persone con più di 65 anni.
Per il card. Baselios Cleemis, capo supremo della Chiesa siro-malankarese, le persone anziane hanno diritto anche loro a partecipare ai riti. “Chiudendo le chiese, egli dice, non siamo sicuri che il virus non si diffonda nella comunità. Ad ogni modo, i miei fedeli sparsi nel Paese, seguiranno in modo stretto le indicazioni del governo”. Il porporato ha suggerito al governo che la Chiesa potrebbe trovar eil modo di fare delle celebrazioni solo per gli “over 65”.
Binoy Devasia, coordinatore dei giovani della Chiesa siro-malankarese di Bophal (Madhya Pradesh), ha confermato che nella sua città le chiese non apriranno per ora, dato che il numero degli infetti sta salendo ogni giorno di più.
Purtroppo, sebbene il lockdown sia terminato il 31 maggio, e il Paese sta vivendo la sua fase 5, le infezioni e i morti continuano a salire. Ad oggi si contano 256.611 casi positivi e 7135 morti.
01/06/2020 11:28
29/05/2020 11:12