Kathmandu: premier maoista costretto a bilanciare gli interessi di Pechino e Delhi
Prachanda torna al potere per la terza volta. Vuole relazioni amichevoli con cinesi e indiani, che sono in competizione nell’Himalaya. In Nepal i partiti della coalizione di governo hanno visioni diverse sulla politica estera. In passato il Nepali Congress ha denunciato sconfinamenti da parte di truppe cinesi.
Pechino (AsiaNews) – Una politica estera “pro-Nepal”, fondata su relazioni “equilibrate, affidabili e amichevoli” con tutti gli altri Stati, compresi i confinanti Cina e India. È uno degli obiettivi primari del nuovo premier di Kathmandu, Pushpa Kamal Dahal (soprannominato Prachanda). Per la terza volta nella sua storia politica, l’ex ribelle maoista ha ottenuto la fiducia del Parlamento per guidare l’esecutivo. La nomina sblocca lo stallo istituzionale seguito alle elezioni di novembre, da cui non era emerso un chiaro vincitore.
Da anni il Nepal ha rafforzato i legami con Pechino per controbilanciare la tradizionale influenza di Delhi: cinesi e indiani hanno interessi contrapposti nella regione himalayana. Prachanda è a capo però di una variegata coalizione di sette partiti, in cui il suo Centro maoista non è nemmeno il più rappresentato in Parlamento: trovare unità d’intenti sulla condotta diplomatica del Paese sarà un’impresa.
Nella coalizione di governo la principale forza è il Partito comunista del Nepal (marxista-leninista unificato). Come Prachanda, il suo leader KP Oli è in ottimi rapporti con la Cina, ma a differenza del premier in carica egli è ostile a ogni accomodamento con Delhi. Nel 2019, da primo ministro, Oli aveva lanciato una dura campagna anti-India, accusando l’ingombrante vicino di violazioni territoriali nella regione di Kalapani.
Dal 2017 il Nepal è partner della Belt and Road Initiative, il megaprogetto di Xi Jinping per rafforzare la centralità geopolitica della Cina grazie alla costruzione di infrastrutture in diverse parti del globo. Il primo gennaio le autorità nepalesi hanno inaugurato a Pokhara un aeroporto costruito con fondi cinesi. Pechino ha chiesto subito a Prachanda di valutare la realizzazione di una linea ferroviaria trans-himalayana tra Kathmandu e Kerung, nel Tibet cinese.
Il precedente esecutivo del Nepali Congress non si era mostrato molto aperto al corteggiamento cinese. Secondo un suo rapporto del febbraio scorso, truppe cinesi avevano sconfinato in territorio nepalese. L’area interessata era il distretto di Humla, alla frontiera con il Tibet, dove la popolazione dipende in larga parte dal commercio con i mercati cinesi.
Nel novembre 2020 parlamentari del Nepali Congress (all’epoca all’opposizione) avevano già denunciato sconfinamenti cinesi nell’area, sottolineando che Pechino aveva annesso decine di ettari di territorio.
Secondo diversi osservatori, l’interesse di Pechino per questo tratto di frontiera si spiega con motivi di sicurezza. I cinesi vorrebbero limitare il rischio di infiltrazioni da parte dei rivali indiani, e allo stesso tempo bloccare fughe in Nepal dal Tibet: tra i 20mila e i 30mila tibetani vivono in territorio nepalese; molti altri lo hanno usato per arrivare in India o altrove. Sono migrati per sfuggire a quella che considerano la repressione cinese delle loro tradizioni religiose e culturali buddiste.
Da tempo la Cina chiede ai nepalesi di sottoscrivere un accordo di estradizione che metterebbe in pericolo la comunità tibetana fuggita nel piccolo Stato himalayano. Pressato da organizzazioni umanitarie e per la liberazione del Tibet, finora Kathmandu ha accantonato la firma del trattato.
08/07/2019 09:01
08/12/2020 10:28
31/01/2020 10:29