Kathmandu è in ritardo con gli aiuti. Giovani cristiani volontari tra i terremotati
Circa 100 studenti liceali e universitari hanno trascorso le vacanze invernali portando soccorsi nei 14 distretti più colpiti. Impiegati nella riparazione delle tende e distribuzione di pasti caldi. Dei finanziamenti promessi dal governo in tre rate, non è stata erogata nemmeno la prima.
Kathmandu (AsiaNews) – Mentre le autorità di Kathmandu continuano a ritardare nel portare aiuto ai terremotati, giovani cristiani volontari hanno deciso di organizzarsi in maniera autonoma. Sono un centinaio in tutto, studenti liceali e universitari, che durante il mese di vacanze invernali hanno portato soccorso a coloro che ancora vivono sotto le tende dopo il sisma del 25 aprile 2015. Mons. Paul Simick, vicario apostolico del Nepal, esprime contentezza per l’iniziativa dei volontari cristiani: “Ho visitato diverse persone che soffrono per il gelo e chiedono aiuto. Noi siamo in prima linea attraverso l’opera dei nostri missionari, gruppi ecclesiali e gesuiti che stanno costruendo case e scuole per i poveri. Il nostro lavoro continua, mentre ci giungono i racconti di persone deluse dal governo”.
I volontari provengono da vari distretti e sono guidati da vari coordinatori. Narendra Tamang, che assiste 20 studenti del distretto di Sindupalchowk, spiega ad AsiaNews che “i giovani sono stati dislocati nei 14 distretti più colpiti dal terremoto, dove la popolazione sta soffrendo di più”. I soldi per questa missione, aggiunge, “sono stati offerti dagli stessi studenti, che per un anno hanno risparmiato rinunciato ad alcuni svaghi come il cinema”.
Per quanto riguarda le mansioni, “i giovani sono impegnati in lavori manuali, come la riparazione delle tende danneggiate. Inoltre molte persone anziane vivono da sole e non possono cucinare perché non hanno legna da ardere. Qui d’inverno fa molto freddo, perciò abbiamo portato il legname e garantiamo loro almeno due pasti caldi al giorno”.
Philip Shrestha, giovane leader che coordina altri coetanei del distretto di Gorkha, riporta che “l’idea di questo lavoro volontario è venuta dagli insegnamenti del Vangelo”. Egli lamenta che “dopo 20 mesi dalle scosse, moltissime vittime vivono ancora sotto le tende e implorano aiuto. Il governo annuncia programmi ma poi non li mette in pratica”.
Secondo il giovane, “le autorità non dovrebbero fare altro che incanalare in maniera adeguata i fondi arrivati dall’estero, ma al potere si stanno alternando nuovi capi”. “Essi destinano i fondi in primis ai propri partiti – è la denuncia – e alcuni insediamenti hanno ricevuto una prima parte di aiuti grazie ai legami politici. Invece le altre persone bisognose aspettano nelle tendopoli. Chi ha fondi personali a disposizione o una casa in altre zone ha trovato qualche soluzione, ma gli altri sono accampati sotto gli alberi”.
In precedenza Kathmandu aveva rassicurato i sopravvissuti promettendo prestiti per circa 2.600 euro per famiglia per riparare le case distrutte o danneggiate, da ripartire in tre rate. In tanti ancora aspettano la prima parte dei fondi.
Govindaraj Pokhrel, direttore della Commissione nazionale per la ricostruzione, motiva il ritardo dei soccorsi: “Sono stato nominato da poco e sto tentando di coordinare al meglio tutte le forze in campo”. Poi ammette: “Sappiamo che non siamo stati in grado di rispettare gli annunci del governo e soddisfare le aspettative della popolazione, ma speriamo di distribuire presto i finanziamenti promessi”.
05/05/2015