11/04/2011, 00.00
NEPAL – TIBET
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Kathmandu ignora l’Unione Europea: nessun diritto per i tibetani in esilio

di Kalpit Parajuli
In un comunicato il Parlamento europeo aveva chiesto di assicurare libere elezioni ai rifugiati tibetani. Per rispettare gli accordi economici con Pechino le autorità nepalesi si rifiutano.
Kathmandu (AsiaNews) – Il governo nepalese ignora la richiesta dell’Unione Europea (Ue) di assicurare il diritto di voto ai rifugiati tibetani in esilio. Lo scorso 7 aprile Strasburgo ha rilasciato un comunicato, dopo che la Francia ha chiesto a Kathmandu di resistere alle pressioni cinesi e rispettare il diritto del popolo tibetano a eleggere il nuovo governo in esilio. Tuttavia, le autorità nepalesi credono che concedere alla comunità tibetana il diritto di voto e le libere manifestazioni sia una violazione degli accordi economici con la Cina.

Gli esuli tibetani in Nepal sono oltre 20mila, giunti dopo l’invasione di Lhasa del 1951 e l’esilio del Dalai Lama in India (1959). Le autorità di polizia stanno arrestando e torturando i rifugiati per impedire loro di votare per il nuovo governo in esilio. Già il 13 febbraio scorso la polizia ha fermato le elezioni interne alla comunità tibetana, facendo irruzione nei seggi in assetto da battaglia e sequestrando schede e materiale elettorale.

La risoluzione approvata dal Parlamento europeo stabilisce che “la partecipazione dei tibetani a elezioni democratiche è un diritto fondamentale di tutti i cittadini che deve essere accolto, protetto e garantito in ogni Stato democratico”. Il comunicato descrive il Nepal un Paese piegato sotto le forti pressioni da parte di Pechino, che per questo sta impedendo alla comunità tibetana di nominare il nuovo primo ministro del governo in esilio.

L’Ue ha invitato le autorità nepalesi ad astenersi da arresti preventivi e restrizioni su manifestazioni e libertà di parola, chiedendo di includere tali diritti – oltre a quello della libertà religiosa – nella nuova Costituzione che dovrebbe essere approvata entro il prossimo 28 maggio.

Ma il portavoce del governo Ganga Lal Tuladhar ha replicato: “Il governo è pronto ad assicurare ogni tipo di diritto e rispettare le leggi internazionali, eccetto quelle contrarie ai nostri accordi con Pechino. Noi siamo solo preoccupati delle attività anti-cinesi, e le attività contro dei nostri vicini di casa sono anche contro la nostra politica estera”.

Il volume dei rapporti commerciali ed economici tra Cina e Nepal è cresciuto con la caduta della monarchia nepalese nel 2006 e la salita al potere dei partiti maoista (Unified Communist Party of Nepal) e leninista-marxista (Unified Marxist–Leninist). Il nuovo governo ha iniziato a stringere accordi economici con Pechino, che favoriscono l’ingresso di lavoratori nepalesi nell’area di Tatopani (al confine col Tibet) in cambio però di un maggiore controllo sugli esuli tibetani. Di recente inoltre, la Cina ha consegnato aiuti umanitari e materiale bellico all’esercito nepalese per un valore di 13 milioni di euro.
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