Kathmandu, festa delle donne indù: balli e canti per la laicità dello Stato
Kathmandu (AsiaNews) – Canti e balli per chiedere una vera laicità dello Stato nepalese: così le donne indù hanno celebrato lo scorso fine settimana l’annuale festa di Teej – dedicata alla Parvati e alla sua unione con il dio Shiva – che quest’anno ha coinciso con il grande festival islamico di Eid ul-Fitre, che segna la fine del Ramadan. La richiesta di una effettiva separazione fra sfera religiosa e vita pubblica è stata avanzata con forza dalle donne, vestite di rosso, comprese le mogli dei leader fondamentalisti indù. La giornata di festa che ha unito induismo e islam (l’11 settembre scorso) ha toccato anche la vita politica del Paese, con la condanna dei giochetti politici dei partiti che ha finora bloccato la scrittura della nuova Costituzione.
La moglie di Kamal Thapa, presidente del partito induista Rastriya Prajatantra Party-Nepal, fra un canto e un ballo rivendica il diritto alla laicità dello Stato. “La nazione – afferma ad AsiaNews – ha già abbracciato il valore della laicità, per questo tutte le religioni vanno rispettate allo stesso modo”. Le fa eco Sita Gautam, moglie di Damodar, capo della sezione nepalese della World Hindu Federation, secondo cui “il Paese deve rispettare le minoranze religiose”, per poi precisare che la maggioranza della popolazione “è indù”.
Le donne indù hanno festeggiato la ricorrenza nei vari templi di Shiva sparsi per il Paese. Migliaia di esse hanno pregato al tempio di Pashupati, a Kathmandu, invocando lunga vita per i mariti e la buona sorte per le nubili, perché possano presto celebrare il matrimonio con il proprio uomo. Nel fine settimana si è celebrato anche l’Eid ul-Fitre, la ricorrenza che segna la fine del mese di digiuno e preghiera per i musulmani. La comunità islamica ha offerto preghiere e citato i precetti che ogni fedele deve rispettare. Nazrull Hussein, presidente di Islamic Federation of Nepal e segretario dei gruppi interreligiosi, rivendica il diritto a un “trattamento uguale” per tutte le religioni “in tutti i settori”. E avverte quanti sono impegnati nella scrittura della nuova Costituzione, perché essa “dovrebbe comprendere leggi islamiche”.
Intanto, già dallo scorso anno, il governo nepalese ha concesso alle minoranze religiose – compresi musulmani e cristiani – di poter tenere cerimonie pubbliche in occasione delle principali festività. Nel Paese vivono oltre 27 milioni persone. I cattolici sono 8mila circa, e rappresentano una piccola minoranza immersa in una popolazione costituita per l’86% da induisti, il 7% da buddisti ed il 3,5% da musulmani.