Kashmir, Modi riapre al dialogo con i leader locali
Due anni fa il colpo di mano con cui i nazionalisti indù hanno cancellato l'autonomia dello Stato a maggioranza musulmana. Il premier ha convocato per domani un incontro a cui parteciperà anche la Gupkar Alliance, la coalizione di partiti che chiede il ritorno allo status speciale garantito fino al 2019. I colloqui col Pakistan e le pressioni di Washington spingono per un passo indietro del governo indiano.
New Delhi (AsiaNews) - Il governo indiano riapre il dialogo con i leader autonomisti locali sulla questione del Kashmir. Quasi due anni fa, con un colpo di mano, il governo di Narendra Modi ha imposto una stretta militare sulla regione musulmana, storicamente vicina al Pakistan. Il premier ha revocato l'articolo 370 della Costituzione indiana, che garantiva ampia autonomia allo Stato del Jammu e Kashmir.
Modi ha convocato per domani un vertice a New Delhi a cui prenderanno parte i leader della Gupkar Alliance, il cartello di cinque partiti locali che chiede il ritorno alla situazione precedente. Cancellando l'articolo 370 nell'agosto 2019, il primo ministro nazionalista aveva assunto il controllo diretto dello Stato, aprendo all'immigrazione indù come risposta nazionalista ai movimenti indipendentisti; egli aveva separato anche dal Jammu e Kashmir la regione himalayana del Ladakh, a maggioranza buddhista.
La Gupkar Alliance ha confermato che prenderà parte all'incontro. Resta ferma nella sua richiesta di un ritorno al pieno riconoscimento del Jammu e Kashmir con le garanzie speciali di autonomia che erano scritte nella Costituzione indiana. Dalla sua ha anche il successo nelle elezioni per i consigli distrettuali di sviluppo, le prime tenute in Kashmir dal 2019, che hanno reso evidenti le difficoltà di New Delhi ad andare avanti con la sua prova di forza.
Ma a spingere per un passo indietro di Modi in Kashmir è anche il contesto il geopolitico: il confronto militare di un anno fa con la Cina proprio sulle montagne del Ladakh ha mostrato quanto quest'area sia di interesse strategico. Ma nello stesso tempo l'India ha da mesi avviato colloqui informali con il Pakistan, con la mediazione degli Emirati Arabi Uniti. Tra gli argomenti di discussione c'è proprio la questione del Kashmir, con il ritorno all'autonomia locale e la fine del tentativo di cambiare gli equilibri demografici come condizione posta da Islamabad.
Per una soluzione politica nella regione indipendentista preme anche Washington, che nel quadro del ritiro delle proprie truppe dall'Afghanistan sta negoziando con Islamabad sulla questione delle basi militari Usa. E pochi giorni fa in un'audizione al Congresso l'assistente segretario di Stato per l'Asia Meridionale e Centrale, Dean Thompson, ha dichiarato che in Kashmir “la situazione deve tornare alla normalità nel più breve tempo possibile”, rivendicando come frutto delle pressioni dell'amministrazione Biden l'allentamento già avvenuto della stretta sulle comunicazioni.
Intanto rispondendo in un'intervista televisiva a una domanda sull'arsenale nucleare pakistano, il premier Imran Khan ha dichiarato di essere “contro le armi atomiche” e che se si arrivasse a “una soluzione alla questione del Kashmir” il Pakistan “non avrebbe più bisogno di questo deterrente”.