Karzai: il Pakistan cessi subito il lancio di razzi sull’Afghanistan
di Ashraf Zamani
Prosegue la polemica tra i due Paesi: il Pakistan nega di avere lanciato missili in Afghanistan in modo voluto, ma Kabul insiste. Fonti di AsiaNews: la polemica tra i due Paesi appare molto diretta a suscitare attenzione negli Usa, proprio ora che Washington ha annunciato il ritiro di 33mila soldati.
Kabul (AsiaNews) – Il presidente afghano Hamid Karzai ha invitato ieri di nuovo il Pakistan a “fermare subito” il lancio di razzi nelle orientali province di Kunar e di Nangarhar, dove nelle scorse tre settimane sono caduti almeno 470 missili che hanno ucciso 36 persone tra cui 12 bambini. Islamabad lo nega. Fonti di AsiaNews osservano che tra i due Paesi esistono da anni forti contrasti, anche legati agli aiuti militari ed economici esteri.
Fonti afghane riferiscono che ci sono almeno 1.500 famiglie in fuga da queste zone, dalle quali le truppe della Nato si sono ritirate e dove sono presenti forze talebane.
Nei giorni scorsi il maggiore Athar Abbas, portavoce dell’esercito pakistano, ha respinto ogni accusa, dicendo che nessun razzo è stato lanciato in Afghanistan in modo voluto, anche se è “possibile” che possano esserci caduti “in modo accidentale” pochi missili lanciati contro gruppi armati talebani in procinto di lanciare attacchi nel Pakistan. Ha comunque aggiunto che sono in corso “accertamenti”.
Già il 26 giugno Karzai aveva intimato al Pakistan di “fermare subito” i bombardamenti e “chiarire chi ne sia responsabile”.
Mohammad Zahir Azimi, portavoce del ministro afghano della Difesa, ha ammonito il 25 giugno che “ci sarà una reazione per l’uccisione di cittadini afghani”.
Kabul ha spesso accusato Islamabad di non impedire ai talebani di avere basi in Pakistan, da cui lanciano attacchi in Afghanistan. A sua volta il Pakistan dice che Kabul e le forze Nato non fanno abbastanza per colpire le roccaforti talebane nell’Afghanistan orientale da cui partono attacchi contro il Pakistan.
Esperti locali osservano che, se questi bombardamenti sono iniziati da almeno tre settimane, non è chiaro perché l’Afghanistan abbia atteso per denunciarli ai media, invece di intervenire subito. Molti ritengono che la polemica con il Pakistan sia mirata a evidenziarne la scarsa efficacia nella lotta contro il terrorismo islamico e per chiedere maggiori aiuti, come alleato affidabile. Osservano, inoltre, che l’accusa potrebbe voler colpire chi coordina le forze armate pakistane nella lotta contro il terrorismo islamico.
“Il presidente Karzai – spiega ad AsiaNews una fonte che chiede l’anonimato – ha una condotta duplice, talvolta contraddittoria: da tempo dice agli Stati Uniti di portare via i soldati, ma quando questi annunciano di farlo, ecco che esplode il problema della sicurezza delle frontiere e della difficoltà nei rapporti e nella collaborazione tra Kabul e Islamabad”.
La polemica della collaborazione tra i due Stati per la sicurezza delle rispettive frontiere e la lotta contro il terrorismo islamico è esplosa subito dopo che il presidente Usa Barack Obama il 22 giugno ha annunciato il programma di ritiro di 33mila soldati Usa (su 110mila presenti) entro il settembre 2012.
“Dobbiamo pensare – prosegue la fonte – che gli oltre 400mila soldati e poliziotti afghani, addestrati nei 10 anni di presenza Usa, siano in grado di affrontare la situazione, mantenere la sicurezza e combattere i talebani. Ma le forze occidentali non hanno provveduto a favorire anche la formazione di una classe dirigente in grado di gestire la transizione del Paese verso una sempre più diffusa democrazia e in grado di favorirne lo sviluppo economico senza affogare nei debiti e nella corruzione”. “Il problema dei rapporti Pakistan-Afghanistan ha anche radici antiche e ineliminabili, perché quando nel 1948 fu disegnato il Pakistan, vi furono incluse zone dell’etnia pashtun, afghana. Questa popolazione è stata divisa in due, i pashtun sono nella provincia pakistana di Frontiera NordOrientale, dove è anche maggiore la presenza talebana. I talebani ricevono aiuto da etnici pashtun nei due Stati”.
Pakistan e Afghanistan hanno entrambi bisogno dell’aiuto soprattutto economico dell’Occidente, e in specie degli Stati Uniti.
Fonti afghane riferiscono che ci sono almeno 1.500 famiglie in fuga da queste zone, dalle quali le truppe della Nato si sono ritirate e dove sono presenti forze talebane.
Nei giorni scorsi il maggiore Athar Abbas, portavoce dell’esercito pakistano, ha respinto ogni accusa, dicendo che nessun razzo è stato lanciato in Afghanistan in modo voluto, anche se è “possibile” che possano esserci caduti “in modo accidentale” pochi missili lanciati contro gruppi armati talebani in procinto di lanciare attacchi nel Pakistan. Ha comunque aggiunto che sono in corso “accertamenti”.
Già il 26 giugno Karzai aveva intimato al Pakistan di “fermare subito” i bombardamenti e “chiarire chi ne sia responsabile”.
Mohammad Zahir Azimi, portavoce del ministro afghano della Difesa, ha ammonito il 25 giugno che “ci sarà una reazione per l’uccisione di cittadini afghani”.
Kabul ha spesso accusato Islamabad di non impedire ai talebani di avere basi in Pakistan, da cui lanciano attacchi in Afghanistan. A sua volta il Pakistan dice che Kabul e le forze Nato non fanno abbastanza per colpire le roccaforti talebane nell’Afghanistan orientale da cui partono attacchi contro il Pakistan.
Esperti locali osservano che, se questi bombardamenti sono iniziati da almeno tre settimane, non è chiaro perché l’Afghanistan abbia atteso per denunciarli ai media, invece di intervenire subito. Molti ritengono che la polemica con il Pakistan sia mirata a evidenziarne la scarsa efficacia nella lotta contro il terrorismo islamico e per chiedere maggiori aiuti, come alleato affidabile. Osservano, inoltre, che l’accusa potrebbe voler colpire chi coordina le forze armate pakistane nella lotta contro il terrorismo islamico.
“Il presidente Karzai – spiega ad AsiaNews una fonte che chiede l’anonimato – ha una condotta duplice, talvolta contraddittoria: da tempo dice agli Stati Uniti di portare via i soldati, ma quando questi annunciano di farlo, ecco che esplode il problema della sicurezza delle frontiere e della difficoltà nei rapporti e nella collaborazione tra Kabul e Islamabad”.
La polemica della collaborazione tra i due Stati per la sicurezza delle rispettive frontiere e la lotta contro il terrorismo islamico è esplosa subito dopo che il presidente Usa Barack Obama il 22 giugno ha annunciato il programma di ritiro di 33mila soldati Usa (su 110mila presenti) entro il settembre 2012.
“Dobbiamo pensare – prosegue la fonte – che gli oltre 400mila soldati e poliziotti afghani, addestrati nei 10 anni di presenza Usa, siano in grado di affrontare la situazione, mantenere la sicurezza e combattere i talebani. Ma le forze occidentali non hanno provveduto a favorire anche la formazione di una classe dirigente in grado di gestire la transizione del Paese verso una sempre più diffusa democrazia e in grado di favorirne lo sviluppo economico senza affogare nei debiti e nella corruzione”. “Il problema dei rapporti Pakistan-Afghanistan ha anche radici antiche e ineliminabili, perché quando nel 1948 fu disegnato il Pakistan, vi furono incluse zone dell’etnia pashtun, afghana. Questa popolazione è stata divisa in due, i pashtun sono nella provincia pakistana di Frontiera NordOrientale, dove è anche maggiore la presenza talebana. I talebani ricevono aiuto da etnici pashtun nei due Stati”.
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24/08/2021 12:30
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