Karachi, giornata di formazione sui diritti umani per i giovani
Organizzata dalla Commissione nazionale Giustizia e Pace e dagli attivisti di Pahel Pakistan. Focus su rispetto delle diversità e pluralismo. La pace richiede tolleranza religiosa e politica nella società.
Karachi (AsiaNews) – La Commissione nazionale Giustizia e Pace (Ncjp) dell’arcidiocesi cittadina e gli attivisti di Pahel Pakistan hanno organizzato ieri una giornata di formazione per giovani difensori dei diritti umani. L’iniziativa, che ha riunito ragazzi e ragazze di tutti i distretti di Karachi, è stata ospitata dal locale centro catechistico.
Kashif Anthony, coordinatore della Ncjp, ha detto ai partecipanti che il Paese ha bisogno di tolleranza e diversità, e che “tutti noi dobbiamo credere che arriverà il giorno in cui avremo una società giusta in Pakistan”. Secondo Anthony, questo processo potrà essere un po' lento, ma grazie agli sforzi della popolazione “la nostra nazione potrà diventare la migliore del mondo”. Egli ha ammonito però che le persone non devono pensare solo ai propri diritti, ma anche ad adempiere ai propri doveri.
Deedar Ahmed Mirani, amministratore delegato di Pahel Pakistan, ha ricordato che i diritti umani appartengono a ogni individuo in quanto tale, a prescindere dalla nazionalità, origine etnica, sesso, colore della pelle, religione, lingua o da qualsiasi altro status. Essi devono essere esercitati in modo responsabile, rispettando quelli degli altri. Nessun governo, gruppo o individuo ha il diritto di fare qualcosa che viola i diritti altrui.
Parlando del pluralismo, Mirani ha sottolineato i problemi che affliggono segmenti ignorati della società come donne, bambini, transgender, minoranze religiose, diversamente abili e giovani abitanti delle campagne. Per l’attivista, senza il contributo di tutti i gruppi allo sforzo sociale non sarà possibile costruire una società “resiliente”, che si prende cura delle persone vulnerabili.
Jawaad Mirani, coordinatore del progetto Pahel Pakistan, spiega che come cittadini “dobbiamo essere disposti a compiere piccoli atti di sostegno al bene comune. Solo con un’attività continua di questo genere sarà possibile vedere il cambiamento che si desidera”.
I giovani partecipanti al seminario hanno condiviso la necessità di diventare buoni attivisti per cambiare la società pakistana. Per Nabila Aslam, una di loro, senza cambiamento in se stessi non ci potrà essere pace e accettazione dell’altro in Pakistan: “La pace – ella dice – richiede tolleranza religiosa e politica”.
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