Kachin: in aumento l'estrazione illegale di terre rare, sostenuta dalla Cina
Dopo il colpo di Stato dell'anno scorso l'attività mineraria nel nord del Myanmar è quintuplicata. I rifiuti tossici e radioattivi ammontano a milioni di tonnellate. La regolamentazione del settore è quasi impossibile per la presenza di una milizia affiliata al regime birmano.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Nello Stato settentrionale del Kachin è quintuplicata l’estrazione di terre rare che vengono esportate in Cina grazie alla complicità di una milizia vicina al regime birmano.
Lo afferma il sito indipendente The Irrawaddy, secondo cui a Pangwa, nella municipalità di Chipwi - dopo il colpo di Stato della giunta militare che ha estromesso il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi il primo febbraio dell’anno scorso - è aumentato l’afflusso di lavoratori cinesi nella regione.
Le terre rare sono un gruppo di minerali necessari alla produzione di tecnologie avanzate, tra cui auto elettriche, smartphone, turbine eoliche e aerei da combattimento. Con l’aumento della domanda di prodotti high-tech, i giacimenti di terre rare sono diventati di primaria importanza: la loro produzione è quasi interamente controllata dalla Cina, che ne è la prima fonte a livello globale, seguita dagli Stati Uniti e dal Myanmar.
Ma l’estrazione dei minerali, se non regolamentata, inquina l’ambiente in modo pesante: esistono studi cinesi risalenti agli anni ‘90 che documentano i danni ecologici causati dall’attività mineraria illegale.
Pechino si dedica all’estrazione di terre rare nel nord del Myanmar dal 2016 dopo aver vietato le attività illecite all’interno dei propri confini: oggi oltre la metà dei minerali che arrivano in Cina provengono dall’ex Birmania, con un aumento di anno in anno intorno al 23%. Già nel 2018 il Myanmar era per la Cina il principale fornitore di terre rare. Secondo fonti ufficiali cinesi, tra maggio 2017 e ottobre 2021 il Myanmar ha esportato 140mila tonnellate di terre rare per il valore di oltre un miliardo di dollari.
Gli ambientalisti del Myanmar sostengono che ci sarebbero un centinaio di miniere nel nord del Paese, tutte sotto il controllo di investitori cinesi e della New Democratic Army Kachin (NDA-K), una milizia affiliata all’esercito birmano. Nel 2009 è stata rinominata dai generali birmani Border Guard Force.
Tra il 2019 e il 2020 erano state trovate da parte del Dipartimento minerario del Kachin diverse miniere illegali: i funzionari hanno spiegato che la presenza di gruppi armati al confine ha sempre reso difficile la regolamentazione del settore. Il precedente governo civile nel 2019 aveva per due volte chiuso tutte le attività, ma con il ritorno al potere della giunta militare sono poi riprese.
Secondo alcune stime, tra maggio 2017 e ottobre 2021 il Myanmar ospitava 284 milioni di tonnellate di rifiuti tossici e 14 milioni di tonnellate di rifiuti radioattivi. Per decine di villaggi birmani al confine cinese il suolo e le falde acquifere sono inutilizzabili a causa dell’attività estrattiva.
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