Jinan, inizia il processo contro Bo Xilai. Per molti è una farsa
Jinan (AsiaNews) - Si è aperto stamane a Jinan (Shandong) il processo contro Bo Xilai, già segretario del partito a Chongqing, potente "principino", figlio di Bo Yibo, uno dei leader comunisti più influenti al tempo di Mao e di Deng Xiaoping.
Bo Xilai è accusato di corruzione, di abuso di potere e di aver intascato somme per 21,8 milioni di yuan ( 2,66 milioni di euro).
Il processo è iniziato alle 8.30 in un'aula della corte intermedia di Jinan, sotto stretto controllo della polizia. Bo è apparso disteso e abbronzato e dopo la lettura delle accuse ha negato di aver preso alcune mazzette da un industriale di Dalian, al contrario di quanto affermato in precedenza durante un'inchiesta interna del Partito. Nella sala dell'udienza vi sono solo 84 persone e una diecina di giornalisti. Ai giornalisti stranieri è stata vietata l'entrata. L'Ufficio di propaganda del Partito ha "consigliato" le testate cinesi di non venire a Chongqing e di utilizzare i dispacci ufficiali della Xinhua. In compenso, sono a disposizione messaggi su Weibo (il Twitter cinese) sull'andamento del processo.
Fino a due anni fa Bo Xilai sembrava destinato a un futuro glorioso, candidato ad entrare nel Comitato permanente del Politburo. Perfino Xi Jinping, attuale presidente e segretario generale del partito era andato a fargli visita a Chongqing e aveva elogiato la sua politica fatta di revival di Mao Zedong, di impegno populista - trovare lavoro e una casa popolare agli abitanti - e di lotta contro la corruzione e le mafie. Grazie alla sua campagna "picchiare nero", centinaia di membri del Partito a Chongqing sono finiti in prigione, forse anche perché suoi concorrenti politici.
Ma mesi prima del passaggio di potere da Hu Jintao a Xi Jinping, Bo è stato esautorato, poi espulso dal partito e infine incriminato. All'apparenza la sua caduta è stata determinata dalle confessioni del suo braccio destro Wang Lijun, che ha tentato di fuggire all'estero, e dalle rivelazioni sulla moglie Gu Kailai, condannata per aver ucciso il faccendiere britannico Neil Heywood, già amico della famiglia Bo.
È molto probabile invece che Bo Xilai non si sia piegato alla nuova generazione di leader e che si sia fatto forza del suo potere personale, dell'appoggio della popolazione di Chongqing e di una parte dell'esercito, combattendo -magari per motivi di potere - altri membri corrotti del partito. In tal modo egli è diventato un interlocutore della cupola e ha messo a rischio l'unità del Partito stesso.
Per l'opinione pubblica cinese il processo "è una farsa" ed il verdetto "è già scritto". Ieri ed oggi diversi individui hanno manifestato davanti alla corte con cartelli e scritte del tipo: "È innocente"; "È stato un buon quadro [del Partito]"; "Ha servito il popolo". Tutti sono stati portati via dalla polizia.
Oggi i giornali sono pieni di slogan che lodano Xi Jinping perché la sua lotta alla corruzione colpisce non solo "le mosche" (i quadri piccoli), ma anche "le tigri" (i pezzi grossi). Ma proprio prima del processo a Bo Xilai, i media statali hanno lanciato una campagna per rafforzare il potere assoluto del Partito e rifiutare il "costituzionalismo" e lo "stato di diritto" come degli idoli occidentali, che minano la sicurezza della Cina e il potere del Partito.
Il grande statista Bao Tong, da decenni agli arresti domiciliari per aver criticato il massacro di Tiananmen, afferma che il processo a Bo Xilai è in realtà un processo al Partito comunista perché l'ex capo di Chongqing "è la quintessenza del Partito comunista" perché ciò di cui Bo è accusato è pratica comune fra tutti i membri del Partito. Egli propone un rispetto della costituzione, dei diritti umani, della legge e la fine del partito unico come sola strada a che non vi siano nuovi capi corrotti.