Jakarta: ex-portavoce del Fronte di difesa islamico (Fpi) ‘rinnega’ l’estremismo
Munarwan ha recitato la formula di rito e ha “giurato” fedeltà allo Stato indonesiano e ai Pancasila. Egli si trova in carcere per una condanna a tre anni. Nella prigione ha seguito un progetto pilota di de-radicalizzazione, contribuendo a migliorarlo. Il gruppo bandito dal dicembre 2020 per le sue attività terroriste ed estremiste.
Jakarta (AsiaNews) - Il leader musulmano radicale ed ex-portavoce del Fronte di difesa islamico (Fpi), movimento estremista messo al bando nel dicembre 2020 per i suoi legami con il fondamentalismo, ha giurato “fedeltà” allo Stato indonesiano e ai suoi principi (Pancasila) ispirati al pluralismo. Dal carcere di Salemba (Central Jakarta) in cui si trova per scontare una condanna di tre anni, e fra la sorpresa generale, il 54enne Munarwan ha recitato la formula di rito e ha “sconfessato” il passato estremista e violento. Ai giornalisti presenti, egli ha detto di essere stato “influenzato nel profondo” per questa decisione dal “programma di de-radicalizzazione” promosso in prigione, dal quale “mi sono fatto coinvolgere”.
“È vero - racconta l’ex leader radicale - che il ruolo delle guardie carcerarie del penitenziario di Salemba è stato molto influente e significativo per la mia decisione. […] Sono stato coinvolto anche nella progettazione del programma, in modo che fosse più efficace per influenzare le persone” ha quindi aggiunto, elogiando una volta di più il programma di de-radicalizzazione voluto dall’Indonesia col proposito di “convertire” i fondamentalisti. Un altro degli obiettivi del progetto è quello di favorire la conoscenza e l’integrazione degli esponenti delle frange più radicali con persone e gruppi di fedi differenti.
In passato, Munarwan è stato a lungo nel mirino dell’anti-terrorismo (Bnpt), dei reparti speciali della Densus 88 e del ministero indonesiano degli Affari religioni per le persecuzioni e le violenze, soprattutto verso le minoranze religiose. Tuttavia, oggi egli afferma di aver intrapreso un nuovo percorso ed esprime la propria gratitudine verso gli organi dello Stato che ne hanno favorito il recupero alla società. “Questo - afferma - è il mio personale messaggio a coloro che sono ancora legati a una ideologia radicale. Siamo chiamati ad allargare il nostro spettro di vita per non rimanere intrappolati in ideologie [religiose] estreme. Apertura e ampiezza di vedute sono importanti per poter accettare qualsiasi tipo di diversità” e aprire un nuovo capitolo della propria vita.
Il direttore del centro penitenziario di Salemba, Josaphat Rizanto, sostiene che durante il periodo trascorso in cella Munarwan ha mostrato un cambiamento radicale, che lo ha portato a seguire con convinzione il programma pilota promosso dallo Stato. “La cerimonia odierna [ieri, per chi legge] di dichiarazione di fedeltà alla Repubblica di Indonesia pronunciata da Munarman è la prova che il programma di deradicalizzazione è stato fruttuoso”. Da parte sua, il responsabile carcerario degli Affari legali e dei diritti umani Erwedi Supriyatno afferma che fino ad oggi almeno 168 irriducibili hanno dichiarato la loro “conversione”. “Il nuovo impegno mostrato da Munarman - aggiunge - mostra che egli è politicamente pronto ad amare lo Stato e i Pancasila e a mostrare tolleranza verso le altre comunità” che compongono la nazione.
Il Fronte di difesa islamico (Front Pembela Islam) ha rappresentato per molti anni un vero e proprio incubo per la società indonesiana, per i suoi atti di intolleranza e l’ideologia estremista alla base delle sue azioni: dalle “operazioni di strada” illegali per monitorare negozi e attività commerciali, fino ai costumi e ai comportamenti in pubblico durante il Ramadan, mese sacro di digiuno e preghiera islamico. Fra gli episodi controversi, oltre ad atti di terrorismo, vi sono anche persecuzioni a sfondo confessionale, in cui si sono “distinti” il leader del gruppo Rizieq Shihab e il suo irriducibile portavoce Munarwan.
Per questo dalla fine del 2020 è ufficialmente bandito dal Paese.