Jakarta: Congresso dei sufi, per contrastare l'estremismo islamico
di Mathias Hariyadi
Oltre 11mila mistici musulmani partecipano all’11mo congresso, sotto l’ala del Nahdlatul Ulama (Nu). Essi infondono un carattere spirituale alla fede, che diventa modello “essenziale” per lo sviluppo della società e il dialogo fra le fedi. Studioso musulmano: maggiore impegno dal governo per la libertà religiosa.
Jakarta (AsiaNews) – La presenza dei sufi è essenziale per l’Indonesia, perché il loro stile di vita e le pratiche contraddistinte da spirito di “pace e tolleranza” mostrano il vero volto dell’islam e sono fattore decisivo nella lotta all’estremismo dei gruppi radicali. È con questo spirito che si è aperto a Malang, nella provincia di East Java, l’incontro annuale dei mistici musulmani aderenti al Nahdlatul Ulama (Nu). All’11mo congresso, intitolato Jam’iyah Ahlith Thariqah Al Mu’tabarah An Nadliyah, partecipano oltre 11mila sufi, sotto il patrocinio del presidente della Repubblica Susilo Bambang Yudhoyono e la partecipazione di alti funzionari del governo centrale e delle autorità dell’East Java.
Tra i vari movimenti musulmani indonesiani, il Nu è il più diffuso con i suoi 60 milioni di iscritti in tutto l’arcipelago. Il gruppo ha sempre promosso il dialogo interreligioso e combattuto l’estremismo islamico. La presenza dei sufi contribuisce a infondere nel movimento un carattere spirituale e mistico che diventa “essenziale” per un sviluppo armonioso della società. Zuhairi Misrawi, capo del Moderate Muslim Society (Mms), intellettuale e leader del Nu, conferma il contributo dei mistici musulmani al progetto governativo di lotta al fondamentalismo, che troppo spesso – accusa – è fondato solo sulle parole e slogan vuoti, ma non trova un’applicazione concreta.
Zuhairi Misrawi, laureatosi all’università di Al Azhar del Cairo, in Egitto, non risparmia invece le critiche al Dipartimento nazionale per la lotta al terrorismo (Bnpt), perché troppo spesso “chiude un occhio” sui sermoni degli imam durante la preghiera del venerdì, che instillano odio e terrore nella società. Egli punta anche il dito contro le autorità di governo e lo stesso presidente Yudhoyono, che in molte occasioni lanciano slogan in cui dichiarano di “combattere” l’estremismo ma finiscono per “proteggere” quanti seminano violenza e divisioni.
Citando i sufi come modello di dialogo e di pienezza di vita spirituale, Misrawi condanna invece le violenze interconfessionali che si ripetono con troppa frequenza nel West Java: su 81 casi di scontri fra diversi gruppi religiosi, almeno il 61% si verifica proprio nella provincia. In particolare, egli ricorda le aggressioni contro le comunità cristiane – la Hkbp a Bekasi, la Yasmin Church a Bogor, la chiesa cattolica di San Giovanni Battista a Parung – e le persecuzioni contro la minoranza musulmana ahmadi, ritenuta eretica dall’ortodossia sunnita.
Tra i vari movimenti musulmani indonesiani, il Nu è il più diffuso con i suoi 60 milioni di iscritti in tutto l’arcipelago. Il gruppo ha sempre promosso il dialogo interreligioso e combattuto l’estremismo islamico. La presenza dei sufi contribuisce a infondere nel movimento un carattere spirituale e mistico che diventa “essenziale” per un sviluppo armonioso della società. Zuhairi Misrawi, capo del Moderate Muslim Society (Mms), intellettuale e leader del Nu, conferma il contributo dei mistici musulmani al progetto governativo di lotta al fondamentalismo, che troppo spesso – accusa – è fondato solo sulle parole e slogan vuoti, ma non trova un’applicazione concreta.
Zuhairi Misrawi, laureatosi all’università di Al Azhar del Cairo, in Egitto, non risparmia invece le critiche al Dipartimento nazionale per la lotta al terrorismo (Bnpt), perché troppo spesso “chiude un occhio” sui sermoni degli imam durante la preghiera del venerdì, che instillano odio e terrore nella società. Egli punta anche il dito contro le autorità di governo e lo stesso presidente Yudhoyono, che in molte occasioni lanciano slogan in cui dichiarano di “combattere” l’estremismo ma finiscono per “proteggere” quanti seminano violenza e divisioni.
Citando i sufi come modello di dialogo e di pienezza di vita spirituale, Misrawi condanna invece le violenze interconfessionali che si ripetono con troppa frequenza nel West Java: su 81 casi di scontri fra diversi gruppi religiosi, almeno il 61% si verifica proprio nella provincia. In particolare, egli ricorda le aggressioni contro le comunità cristiane – la Hkbp a Bekasi, la Yasmin Church a Bogor, la chiesa cattolica di San Giovanni Battista a Parung – e le persecuzioni contro la minoranza musulmana ahmadi, ritenuta eretica dall’ortodossia sunnita.
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