12/02/2020, 12.35
INDONESIA
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Jakarta blocca il ‘virus terrorista’: stop al rimpatrio dei jihadisti

di Mathias Hariyadi

Sono 689 gli indonesiani che negli anni scorsi si sono uniti allo Stato islamico (Is). La maggior parte sono donne e bambini. Ministro: “Se tornassero, potrebbero minacciare 267 milioni di persone”. D’accordo col governo la più grande organizzazione islamica moderata: “Hanno sposato una guerra santa all’estero, contro gli insegnamenti di islam e Corano”.

Jakarta (AsiaNews) – Il governo indonesiano terrà fuori dai confini nazionali il “virus terrorista”: dopo giorni di polemiche e dibattiti, Jakarta ha deciso di abbandonare il piano per il rimpatrio dei 689 cittadini che negli anni scorsi si sono uniti allo Stato islamico (Is) per combattere il jihad in Iraq e Siria. Lo ha annunciato ieri sera il prof. Mahfud MD, ministro coordinatore per gli Affari politici, legali e di sicurezza.

Mahfud si era incontrato con l’Agenzia nazionale antiterrorismo – la Badan Nasional Penanggulangan Terorisme (Bnpt) –, il ministro per gli Affari religiosi e quello di Giustizia e Diritti Umani, prima di partecipare ad una riunione di gabinetto a porte chiuse con il presidente Joko “Jokowi” Widodo. Al termine del vertice, tenutosi nel Palazzo presidenziale di Bogor (West Java), Mahfud ha dichiarato: “Il governo e lo Stato devono garantire che i 267 milioni di persone in Indonesia siano al sicuro dalla minaccia del terrorismo. Se questi combattenti terroristi stranieri (Ftf) tornassero, potrebbero diventare un nuovo virus terroristico in grado di minacciare quei 267 milioni di persone”.

Citando dati della statunitense Central Intelligence Agency (Cia), il ministro ha spiegato che 689 indonesiani sono stati identificati come simpatizzanti dell’Is. Al momento questi si trovano soprattutto in Siria e Turchia. Vi sono 228 persone ancora in possesso dei documenti d’identità indonesiani, mentre altri non possono dimostrare la propria cittadinanza. Autorità indonesiane suggeriscono che la maggior parte dei concittadini sostenitori dell’Is sono donne e bambini. Mahfud ha affermato che il governo raccoglierà comunque dati sul numero e sull'identità dei sospetti jihadisti e che i bambini potrebbero essere rimpatriati, a seconda delle circostanze. “I bambini sotto i 10 anni saranno presi in considerazione caso per caso: per esempio, se hanno genitori lì o no”, ha spiegato.

Nahdlatul Ulama (Nu), che con i suoi circa 90 milioni di membri è la più importante organizzazione islamica moderata d’Indonesia e del mondo, ha accolto con favore la decisione del governo. Kiai Haj prof. Said Agil Siradj, presidente del Consiglio esecutivo di Nu, aveva già comunicato all’amministrazione la sua “ferma opposizione a qualsiasi piano di rimpatrio per ex combattenti o sostenitori dell’Is”. In una nota diffusa ieri dopo un incontro con il ministro degli Esteri, Retno Marsudi, il leader religioso sottolinea: Nu è contraria a far tornare i miliziani in patria perché “contro gli insegnamenti del Corano e del vero islam, essi hanno deciso di andare a combattere una guerra santa all’estero”. “Per quale motivo dovremmo preoccuparci se rimpatriare o meno le 600 persone, se ciò può disturbare la tranquillità di 260 milioni di altre persone?”, afferma.

L’Indonesia ora si interroga su come estirpare l’ideologia estremista e contrastarne la diffusione all’interno della società in futuro. Il dott. J. Kristiadi analista politico senior presso il Centre for Strategic of International Studies (Csis) di Jakarta, dichiara ad AsiaNews: “Dobbiamo educare la nostra gente a diventare cittadinanza competente. Ogni cittadino indonesiano dovrebbe essere veramente consapevole e comprendere a fondo i propri diritti e doveri di cittadino. È mia opinione che i combattenti terroristi stranieri (Ftf) non sappiano che la loro scelta rappresenta una grave violazione della legge. A me sta a cuore il futuro della nostra nazione. L’Educazione civica non è solo cose ‘pratiche’ come la cerimonia dell’alzabandiera o cantare inni nazionali. Dobbiamo educare le persone alla vera natura del nazionalismo, a comportarsi come cittadini che amano il proprio Paese”.

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