Jakarta, società civile in piazza contro i nuovi vertici della Commissione anti-corruzione
Jakarta (AsiaNews) - Gruppi ed esponenti della società civile indonesiana hanno promosso una manifestazione contro i nuovi vertici della Commissione anti-corruzione (Kpk), perché non trasferiscano alla Procura generale e alla polizia il fascicolo di inchiesta su Budi Gunawan. Almeno 85 organizzazioni sono scese in piazza, chiedendo che resti di competenza della Commissione l'indagine contro l'ex generale, indicato quale nuovo capo della polizia. Attorno all'ufficiale è nata una feroce controversia che ha visto coinvolte istituzioni, partiti politici vicini al presidente Joko "Jokowi" Widodo, forze di polizia e cittadini. Una vera e propria guerra di poteri che ha determinato la cacciata, in una vicenda dai contorni poco chiari, dei due capi della Kpk, esautorati della loro funzione.
Attivisti pro-diritti umani ed esperti di politica locale sottolineano che la scelta di destituire Abraham Samad e il suo vice Bambang Widjojanto ha indebolito, e di molto, la forza investigativa della Kpk, in prima fila nel recente passato nella lotta alla corruzione. Il presidente Jokowi ha scelto quali nuovi leader l'ex generale di polizia Taufiequrachman Ruki e l'avvocato conservatore Seno Adjie, due figure "deboli" e "manovrabili" con facilità.
Una delle prime mosse dei nuovi capi ha riguardato proprio il generale Gunawan, il cui fascicolo dalla Kpk è stato trasferito ieri all'ufficio della Procura generale e, in un secondo passaggio, alla polizia. Facile dunque prevedere che l'inchiesta a carico dell'ex generale si concluderà con un nulla di fatto e la vicenda archiviata. Aprendo, in questo modo, la strada alla nomina - in ballo da tempo - alla guida delle forze di polizia.
I risvolti della vicenda preoccupano gli esponenti della società civile, che temono un progressivo indebolimento della lotta alla corruzione, uno dei cavalli di battaglia con i quali il presidente riformista Jokowi ha vinto le elezioni presidenziali lo scorso anno.
Intanto un fronte di scontro si è aperto anche col governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, meglio noto col soprannome di Ahok, cristiano e di etnia cinese. Il funzionario denuncia irregolarità e malfunzionamenti nella gestione delle risorse del governatorato da parte del Consiglio. In particolare, la vicenda ruota attorno alla fornitura milionaria di generatore di elettricità per le scuole, che avrebbe coinvolto figure di primo piano della politica e dell'amministrazione capitolina. Tuttavia, il progressivo indebolimento della Commissione anti-corruzione rischia di vanificare gli sforzi del governatore, che nel frattempo ha depositato due borse colme di prove a sostegno della truffa.
Negli ultimi tre anni in Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, la Commissione anti-corruzione ha eseguito una serie di operazioni di successo contro bustarelle e malaffare; la Kpk ha mietuto vittime illustri e fatto emergere casi clamorosi in vari settori, dalla giustizia, alla politica fino all'economia. Tra i tanti ricordiamo: l'arresto di un ministro di primo piano del precedente esecutivo; del presidente della Corte costituzionale; lo scandalo che ha investito il mondo del petrolio; la condanna a 16 anni di prigione per Lutfi Hasan, ex parlamentare e presidente del partito filo-islamico Justice and Prosperous Party (Pks); infine, gli intrighi che hanno portato alla rielezione dell'ex governatore della Banca centrale.