Jakarta, scontri a fuoco con gli estremisti. Chiusi 11 siti internet
Le forze speciali hanno compiuto condotto operazioni in vari covi di miliziani legati allo Stato islamico. I portali internet diffondevano il radicalismo e sono generati sia in Indonesia che all’estero. Ieri quattro dei cinque attentatori di Jakarta sono stati identificati.
Jakarta (AsiaNews) – Il ministero delle Comunicazioni indonesiano ha ordinato la chiusura di 11 siti internet ritenuti luoghi di propaganda dell’estremismo religioso islamico diretta ai giovani. La decisione è arrivata nel contesto delle misure anti-terrorismo decise dal presidente Joko Widodo a seguito degli attacchi che hanno colpito il centro di Jakarta il 14 gennaio scorso, causando sette vittime. Lo stesso Bahrun Naim, principale sospettato di essere l’“architetto” degli attentati, da tempo utilizza il web per istigare giovani indonesiani a compiere atti simili agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015.
Fin da subito, Widodo ha definito le bombe esplose nel quartiere turistico di Thamrin un “atto di terrore” e ha ordinato alle forze speciali della polizia di dare la caccia ai sospettati e a gruppi radicali a loro affiliati. La polizia ha condotto operazioni in decine di città, facendo irruzione nei covi di cellule integraliste già da tempo monitorate. Scontri a fuoco sono avvenuti a Poso, nelle Sulawesi centrali, tra gli agenti e il gruppo terrorista locale Mujahidin Indonesia Timur (Mit) guidato da Santoso, il ricercato numero uno del Paese.
Ieri, la polizia ha identificato quattro dei cinque terroristi morti negli attentati di Jakarta. Uno di loro, Afif Sunakim, aveva scontato sette anni di prigione per aver frequentato un campo di addestramento dei ribelli islamici. Sempre ieri gli agenti hanno arrestato tre uomini accusati di complicità negli attentati. La loro responsabilità deve ancora essere verificata.
Rudiantara, ministro delle Comunicazioni, ha affermato che gli 11 siti bloccati sono generati sia dal suolo indonesiano sia dall’estero: “Abbiamo deciso prima di tutto di oscurarli, in seguito analizzeremo i contenuti”.
Non è la prima volta che il governo indonesiano blocca siti di propaganda radicale. Già nel marzo del 2015, l’intelligence aveva scoperto 22 portali che diffondevano le idee dello Stato islamico.
Negli ultimi due giorni i social media indonesiani sono stati invasi da messaggi da parte dei cittadini che ripetono di “non avere paura” a seguito gli attacchi avvenuti. La società civile ha è anche scesa in piazza per ribadire che i terroristi non vinceranno (v. foto).
30/05/2019 14:48