Jakarta, elezioni 2024: nelle liste dei partiti decine di condannati per corruzione
La campagna di pulizia interna dei partiti solo uno slogan di facciata. Attivista anti-corruzione: “Parole vuote”. Decine i candidati cosiddetti “impresentabili” per reati economici e finanziari. In risposta, montano la protesta e il malcontento nell’elettorato. Per gli esperti è reale la prospettiva dell’astensionismo.
Jakarta (AsiaNews) - Fama, popolarità e risorse economico-finanziarie. Sono le chiavi, in Indonesia come in buona parte del mondo, per vedere inserito il proprio nome nelle liste dei partiti in lizza per il nuovo Parlamento, che emergerà dalle elezioni generali e presidenziali del 2024. Queste tre “chiavi” sembrano essere decisive anche al momento del voto, per catturare l’interesse degli elettori attirati da figure ritenute “carismatiche” o considerate “forti”. Ciononostante, anche nell’opinione pubblica alcune scelte compiute dai partiti hanno sollevato malumore, sfociate in aperta protesta in seguito alla decisione di candidare “decine di ex detenuti” che dalla cella potrebbero passare a occupare uno scranno parlamentare.
Al centro della controversia la presenza di decine di ex detenuti nelle liste per il Parlamento nazionale (Dpr-Ri) e regionale (Dprd), la maggior parte dei quali finiti in cella per reati di corruzione. Ed è di oggi la notizia che di questi già 52, in rappresentanza di partiti diversi, hanno registrato i loro nomi negli elenchi della Commissione elettorale indonesiana (Kpu) per una poltrona nel Parlamento nazionale e altri 16 in quello regionale.
“Ci sono almeno 15 ex detenuti per scandali legati alla corruzione nella lista della Kpu” scrive l’Indonesian Corruption Watch in un comunicato diffuso oggi, sottolineando che la loro presenza è distribuita all’interno di quasi tutti i partiti politici, sia nazionalisti che di ispirazione islamica. “Il fenomeno - prosegue la nota - rappresenta una grave battuta di arresto (per la nazione)” anche perché in passato, come accaduto nelle elezioni del 2019, la stessa Commissione aveva segnalato i nomi dei cosiddetti “impresentabili” per reati economici e finanziari. L’assenza di questi elenchi in vista del voto del prossimo anno, conclude la nota Icw, “altro non farà che ridurre ancor più la partecipazione popolare”.
Di 18 partiti che saranno presenti alle elezioni generali del prossimo anno solo quattro non avranno al loro interno ex-detenuti in cerca di potere e visibilità. Essi sono: Gelora, Psi, Pkn e Pbb. Di contro, il Golkar Party è quello che ne candida il numero maggiore con nove, seguito dal Pkb e da Hanura con sei. Quattro per il Pan e per i democratici.
Interpellato da AsiaNews sulla “scioccante” decisione presa dalla commissione elettorale Lucius Karus, ex esponente di Formappi (Indonesian House Watchdog), parla di scarse possibilità di avere al termine del voto un Parlamento “pulito e credibile”. “È davvero impossibile raggiungere questo obiettivo - afferma - nelle prossime elezioni”, anche perché molti partiti non hanno intrapreso alcuna azione seria per contrastare la corruzione interna. “Questa mossa - conclude l’esperto - la dice lunga sul grado di efficacia e la credibilità della campagna pubblica per combattere la corruzione tra i partiti politici, che risulta essere solo parole vuote”.
Alle elezioni del 2019, tra i 16 partiti politici in lizza alle elezioni solo il Psi non ha presentato ex detenuti per essere eletti come futuri deputati. Il risultato? Il Psi è stato anche il solo partito a non riuscire a eleggere nemmeno un candidato in Parlamento.