Jakarta, causa pandemia, festa dell’indipendenza in tono minore
Il 17 agosto del 1945, il Paese si rendeva indipendente dai Paesi Bassi. Alzabandiera con le autorità in abiti tradizionali per sottolineare il pluralismo culturale della nazione. Vietate cerimonie pubbliche e i tradizionali giochi e spettacoli. Card. Suharyo: La giustizia sociale è ancora la principale preoccupazione della Chiesa cattolica.
Jakarta (AsiaNews) – Per la pandemia di coronavirus, l’Indonesia ha festeggiato oggi in tono minore il 75° anniversario della sua indipendenza. Il tradizionale alzabandiera davanti al palazzo presidenziale, officiato dal presidente Joko “Jokowi” Widodo, si è tenuto davanti a pochi dignitari e a soli tre studenti (di solito sono 45, scelti tra i migliori del Paese).
Nel resto del Paese non si è svolta nessuna cerimonia pubblica, come i tradizionali giochi in ogni comunità o villaggio – su tutti una variante locale del “tiro alla fune” – e la lunga veglia notturna che precede la ricorrenza, dove la gente del posto si riunisce per assistere a spettacoli ed esibizioni.
Jokowi ha presenziato all’alzabandiera indossando un vestito tradizionale del distretto di Timor centro-meridionale (provincia di Nusa Tenggara orientale). Ad eccezione dei militari e degli ufficiali di polizia, anche gli altri rappresentanti statali hanno partecipato all’evento vestiti con gli abiti tipici delle loro province di provenienza. È la prima volta che ciò accade nel giorno dell’indipendenza. Tale scelta è stata dettata dalla volontà di risollevare il morale degli indonesiani in questo difficile momento, e per alimentare le loro colorate usanze: ogni distretto nel Paese ha infatti la sua lingua, le sue ricette di cibo e bevande, i suoi costumi e la sua tradizione culturale.
In onore all’anniversario, la Banca centrale ha emesso le nuove banconote da 75 mila rupie. La Chiesa cattolica non ha potuto celebrare invece la sua messa speciale di commemorazione, ma ha fatto sentire la propria voce.
Il card. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta e presidente della locale Conferenza episcopale, ha sottolineato che la giustizia sociale “è ancora la nostra preoccupazione pastorale, come tutti i vescovi indonesiani hanno sempre ricordato. Essa dovrebbe essere garantita riducendo in modo drastico corruzione, violenza e distruzione della natura”.
Nella sua lettera pastorale, l’arcivescovo di Semarang, mons. Robertus Rubiyatmoko, si è detto orgoglioso di essere indonesiano, ricordando che la Pancasila rimane la base fondamentale per promuovere l’unita nazionale. I cinque pensieri filosofici della Pancasila, insieme al “Bahasa Indonesia”, la lingua nazionale, sono i pilastri su cui si fonda l’unione della nazione indonesiana, composta di migliaia di etnie diverse.