19/01/2015, 00.00
INDONESIA
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Jakarta, Wahid Institute: dietro le violenze confessionali, la connivenza dello Stato

di Mathias Hariyadi
Secondo uno studio del prestigioso istituto il 51% dei casi di attacchi e abusi è opera di apparati del governo o di funzionari pubblici. Polizia e membri della sicurezza negligenti o corresponsabili negli attacchi alle minoranze. Diminuiscono i casi di violenze, ma non è cambiata la politica governativa. Anche il neo presidente riformista Jokowi poco attento ai diritti delle minoranze.

Jakarta (AsiaNews) - Dietro a molti casi di violenze di carattere confessionale vi sono esponenti governativi e funzionari pubblici. È quanto sottolinea in uno studio pubblicato in questi giorni il Wahid Institute, organizzazione interreligiosa con base a Jakarta, fondata dall'ex presidente indonesiano Abdurrahman "Gus Dur" Wahid, icona del dialogo fra fedi diverse. La gran parte degli assalti o abusi a sfondo religioso, aggiunge il rapporto, sono opera di polizia e membri della sicurezza a livello distrettuale e locale. Lo scorso anno il 51% degli assalti sono opera di apparati dello Stato, per un totale di 80 casi. Altri 78 casi (49%) sono opera di privati o esponenti di organizzazioni e gruppi che non hanno legami istituzioni pubbliche.

Poliziotti e funzionari responsabili della sicurezza, spiega il Wahid Institute, sono responsabili perché incapaci di colpire il fondamentalismo di stampo religioso e le violenze perpetrate da movimenti estremisti islamici. Spesso le forze dell'ordine mostrano negligenza, poca attenzione e scarso interesse verso il proprio lavoro, favorendo così gli attacchi contro cristiani, cattolici e movimenti musulmani minoritari.

Fra le altre cause di violazioni dei diritti delle minoranze perpetrati da funzionari dello Stato vi sono le revoche arbitrarie di permessi di costruzione di luoghi di culto, o la chiusura di chiese e case di preghiera peraltro in possesso di tutti i documenti necessari. A questo si aggiunge il divieto di celebrare le funzioni del fine settimana, spesso per compiacere la frangia estremista del Paese.

Lo studio evidenzia però una "riduzione" negli ultimi due anni del 42% di violazioni e ostruzioni alla libera pratica del culto; e se nel 2013 vi sono stati 245 casi, nel 2014 attacchi e abusi sono scesi a 158. Tuttavia, a questa riduzione delle violenze non corrisponde una politica statale e governativa che mira a difendere la pratica del culto e la libertà religiosa.

"Leggi discriminatorie e normative contestate sono tuttora in vigore" sottolinea Yenny Wahid, presidente dell'istituto, "senza un particolare intervento dello Stato". La figlia dell'ex capo di Stato aggiunge che vi sono ancora centinaia di sciiti e ahmadi sfollati e negati dei loro diritti di base perché "non appartengono ai movimenti islamici ufficiali". E anche il neo presidente riformista Joko "Jokowi" Widodo non sembra aver - finora - mostrato molta attenzione alla protezione delle minoranze religiose.

L'Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, è spesso teatro di attacchi o gesti di intolleranza contro le minoranze: cristiani, musulmani ahmadi o di altre fedi. Nella provincia di Aceh - unica nell'Arcipelago - vige la legge islamica (shari'a), in seguito a un accordo di pace fra governo centrale e Movimento per la liberazione di Aceh (Gam), e in molte altre aree (come Bekasi e Bogor nel West Java) si fa sempre più radicale ed estrema la visione dell'islam.

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