07/08/2020, 08.49
TURCHIA - ISLAM
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Istanbul, morto d'infarto il muezzin di Santa Sofia

Osman Aslan era entrato nella moschea su base “volontaria” come responsabile delle misure di sicurezza anti-Covid. Il decesso risale al 2 agosto ma è stato tenuto nascosto per giorni. Egli sarebbe morto in seguito ad un attacco cardiaco. Il cordoglio del governatorato di Istanbul, che invoca la “misericordia di Dio”.

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Il muezzin Osman Aslan, responsabile della sicurezza anti-coronavirus durante le funzioni religiose a Santa Sofia dalla sua trasformazione in moschea, è morto all’improvviso nei giorni scorsi mentre si trovava all’interno dell’edificio. Secondo quanto riferisce in una nota il governatorato della città di Istanbul, dietro al decesso vi sarebbe un attacco cardiaco che è risultato fatale. 

“Invochiamo la misericordia di Dio per la famiglia e i parenti della moschea di Uhud e per Muezzin-Kayyum, che è scomparso mentre prestata il proprio servizio, su base volontaria, alla moschea di Santa Sofia, a causa di un attacco cardiaco” afferma il governatorato. 

La sua morte è arrivata a pochi giorni dalla controversa decisione della leadership turca e, in particolare, del presidente Recep Tayyip Erdogan di trasformare l’antica basilica cristiana in luogo di culto islamico. Il muezzin Aslan ha prestato servizio ad Hagia Sophia sin dal primo giorno della sua conversione, il mese scorso, come “volontario” con il compito di informare i fedeli sulle misure prese dalle autorità per impedire contagi di Covid-19 all’interno dell’edificio. 

Secondo le prime (e parziali) informazioni, egli è morto il 2 agosto scorso ma le autorità hanno voluto mantenere segreta per giorni la notizia. Negli ultimi anni il muezzin era fra i più accesi sostenitori della riconversione di Santa Sofia - in origine basilica, poi moschea con la conquista di Costantinopoli e dal 1934 museo, secondo il volere del presidente della Turchia moderna Ataturk - in luogo di culto islamico. 

Intanto ad Atene la comunità musulmana locale, circa 300mila persone in maggioranza migranti da oltre 20 anni in Grecia, teme che la conversione di Santa Sofia possa ritardare ancor più l’ apertura della prima moschea nella capitale, unica in Europa a non avere luoghi di culto islamici. “Dopo questo fatto - confida l’imam Atta-ul Naseer - potrebbe essere ancor più difficile aprirla, cosa che attendiamo da una decina di anni”. Il progetto risale al 2007, ma si è più volte arenato di fronte all’opposizione della Chiesa greco-ortodossa e dei gruppi nazionalisti ellenici; i fedeli si trovano ancora oggi a pregare nelle case, nelle cantine o nei garage.

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