Istanbul, il Museo Karye Cami di Chora (monastero di Cristo Salvatore) verrà trasformato in moschea
Il decreto di Erdogan pubblicato oggi sulla gazzetta ufficiale. Stesso destino della basilica di Santa Sofia. Il monastero di Chora, raro esempio dell’arte bizantina, è un punto di riferimento del patrimonio culturale mondiale anche per gli storici turchi. Le “arroganti ambizioni del presidente turco”, che mescola politica, ideologia e cultura. L’occidente preferisce tollerare e continuare il suo commercio.
Istanbul (AsiaNews) – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso di trasformare in moschea lo splendido museo Kariye Cami, conosciuto anche come monastero di Cristo Salvatore a Chora. La sua decisione è stata pubblicata oggi sulla gazzetta ufficiale.
Il decreto di Erdogan si basa sulla decisione presa dal Consiglio di Stato nel novembre 2019, secondo cui l’uso dell’edificio come museo era “contrario alla legge”.
Nel maggio scorso, lo stesso Consiglio, aveva provveduto a dare il nulla osta a Erdogan per trasformare in moschea il museo di Santa Sofia.
Il museo Kariye Cami si trova nel quartiere di Fatih, il più popoloso e confessionale di Istanbul. Con questa decisione, il museo passa alle competenze della potentissima Direzione degli Affari religiosi (Diyanet), che provvederà ai lavori per la sua trasformazione in moschea.
Il monastero è stato costruito nel 534, durante il periodo bizantino. Le mura interne, i pilastri e le cupole sono interamente coperte da mosaici ed affreschi che sono datate attorno all’11mo secolo.
Dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani (1453), il monastero è stato trasformato in moschea nel 1511, in una maniera molto simile al destino di Santa Sofia. Nel 1945, il Consiglio dei ministri della Repubblica di Turchia ha convertito la moschea in un museo.
Tale atto è ritenuto un insulto al patrimonio culturale dell’umanità, ancor più di quello subito per Santa Sofia. Il monastero di Chora costituisce uno dei più rari esempi dell’arte bizantina in fatto di mosaici e affreschi, un punto di riferimento del patrimonio culturale mondiale, come lo ha definito il grande storico turco Llber Ortalyi.
Parte dei suoi splendidi affreschi e mosaici – che alla sua trasformazione in moschea nel 16° secolo erano stati coperti da un intonaco – sono stati riportati alla luce nel 1958, dopo l’accurato lavoro della scuola archeologica americana, con il contributo di alcuni studiosi turchi.
Alcuni diplomatici fanno notare che la decisione di Erdogan rientra nelle arroganti ambizioni del presidente turco, ad uso e consumo della sua politica, che continua a mescolare e confondere convinzioni politiche, ideologiche e cultura.
Essa trova purtroppo una larga tolleranza da parte dei politici dei cosiddetti Paesi civili occidentali, dediti a curare più i loro interessi economici e finanziari che la dignità della persona umana. Alcuni osservatori citano ad esempio il fatto che in Turchia operano 6mila industrie tedesche e non solo, mentre il presidente Usa Donald Trump esalta il “condottiero” Erdogan. E aggiungono: "Che Allah salvi la Turchia!".
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