Israele: L'attacco al bus, opera di un palestinese 19enne membro di Hamas
Secondo la polizia dietro l’attacco vi sarebbe il giovane Abdul Hamid Abu Srour, originario di Betlemme, unica vittima dell’esplosione. Egli è deceduto nella notte del 20 aprile per le gravi ferite riportate. Il gruppo estremista conferma che il ragazzo era un proprio membro ma nega (di nuovo) un coinvolgimento diretto.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Dietro l’attacco bomba al pullman del 18 aprile scorso, in cui sono rimaste ferite 20 persone ed è morto l’attentatore, vi è la mano del movimento estremista islamico palestinese Hamas. È quanto afferma la polizia israeliana, secondo cui l’unica vittima finora registrata è lo stesso kamikaze, il 19enne Abdul Hamid Abu Srour, originario di Betlemme. Il giovane è deceduto il 20 aprile, a due giorni dallo scoppio, a causa delle gravissime ferite riportate.
In un primo momento Hamas non aveva rivendicato il gesto; in seguito, alla morte del ragazzo, un portavoce del movimento fondamentalista ha confermato che Abu Srour era un proprio membro ma, ancora una volta, nega un coinvolgimento diretto nell’attentato.
Nelle ultime ore le autorità di Israele hanno compiuto diversi arresti nell’area di Betlemme, in relazione all’attacco al pullman che, per la modalità in cui è avvenuto e l’obiettivo colpito, ricorda gli attacchi dei primi anni duemila, al tempo della seconda intifada.
Shoham Ruvio, portavoce del Shaare Zedek Medical Center, ha annunciato per primo la morte del giovane sottolineando che “uno dei due feriti gravi” ammessi nella struttura, che “aveva perso entrambe le gambe” nello scoppio, era deceduto nella notte del 20 aprile. Qualche ora più tardi il ministro palestinese della Sanità e Hamas hanno identificato il ragazzo come Abu Srour, residente nel campo profughi di Aida, nei territori occupati della Cisgiordania.
Diversi cittadini palestinesi e gruppi hanno manifestato il proprio cordoglio alla famiglia ospite del campo, all’interno del quale hanno cominciato a circolare poster del giovane ricordato come un “martire”.
Hamas, che controlla la Striscia di Gaza e ha compiuto una serie di attentati ai bus di linea israeliani nei primi anni duemila, ha definito l’attacco del 18 aprile una “naturale reazione ai crimini di Israele”. In risposta, ieri lo Shin Bet - l’agenzia preposta alla sicurezza interna in Israele - ha compiuto numerosi arresti nella cerchia di amici e conoscenti di Abu Srour, sottoposti in queste ore a interrogatorio.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva legato l’attentato all’ondata di attacchi all’arma bianca, sparatorie e investimenti che contraddistinguono la terza intifada dei coltelli, che negli ultimi sei mesi ha causato la morte di 29 israeliani e almeno 200 palestinesi.
Interpellato da AsiaNews Adel Misk, medico e attivista palestinese, portavoce di The Parents Circle, associazione che riunisce circa 250 israeliani e 250 palestinesi familiari di vittime del conflitto, ha affermato che l’attentato è una risposta sbagliata a un’occupazione sbagliata. L’attentato, prosegue l’attivista, è figlio “della politica di occupazione” da parte di Israele, della “mancanza di libertà” per i palestinesi e dell’assenza di volontà fra i vari leader “di sedersi e parlare, di firmare un atto di pace riconoscendosi l’uno con l’altro”. Ad acuire il dramma israelo-palestinese vi è pure “l’indifferenza del mondo”, conclude Misk, e il “disinteresse della comunità internazionale” che sembra essersi abituata ai problemi del Medio oriente, vedi Iraq, Siria, Yemen.
20/04/2016 11:16