Israele colpisce valichi di frontiera fra Libano e Siria, bloccando vie di fuga dei rifugiati
Per l’esercito dello Stato ebraico sono usati da Hezbollah per spostare armi e attrezzature militari fra i due Paesi. In questi mesi fino a mezzo milione di persone hanno superato il confine dall’apertura del “fronte nord” della guerra. I raid aerei colpiscono anche i civili e bloccano attività e commerci. Tiro: l’Idf lancia un ordine di evacuazione.
Beirut (AsiaNews) - Un flusso consistente siriani di rifugiati in fuga dal Libano verso il Paese di origine, per sfuggire ai raid aerei israeliani contro obiettivi di Hezbollah che finiscono per colpire anche i civili, ha attraversato ieri a piedi un ponte di fortuna nell’area di Qusai, nella provincia di Homs. Una soluzione di ripiego, non senza rischi, che è diventata una scelta obbligata dopo che il valico di frontiera ufficiale fra i due Paesi è stato colpito e messo fuori uso due giorni prima da un attacco dell’aviazione con la stella di David.
Finora risultavano funzionanti solo tre valichi di confine fra i due Paesi, lungo una frontiera di almeno 375 chilometri. A fine settembre, un attacco aereo israeliano ha colpito il valico di frontiera di Matraba, nel nord-est del Libano, costringendolo alla chiusura. Poche settimane più tardi i caccia hanno centrato quello di Masnaa, che è tuttora il principale valico tra i due Paesi, mettendolo fuori servizio. Nei giorni scorsi è stata la volta del valico di Jousieh, in un’escalation che contribuisce ad alimentare l’emergenza umanitaria in una fase di profonda criticità.
L’esercito israeliano ha giustificato le operazioni accusando Hezbollah - nel “fronte nord” della guerra contro il “Partito di Dio” filo-iraniano, che prosegue in parallelo col conflitto contro Hamas a Gaza - di usare i valichi per spostare armi e attrezzature militari dalla Siria al Libano. Tuttavia, organizzazioni umanitarie e funzionari internazionali affermano che la chiusura dei punti di transito ha inasprito una crisi umanitaria già gravissima, bloccando di fatto le vie principali per i rifornimenti e impedendo l’accesso a quanti fuggono per mettersi in salvo. Di questi, una gran parte è rappresentata da esuli siriani scappati un decennio fa dalla propria terra martoriata dalla guerra civile fra esercito governativo del presidente Bahsar al-Assad contro gruppi ribelli e jihadisti, trasformatosi nel tempo in uno scontro regionale per procura.
“La situazione sul terreno è una tragedia” ha dichiarato alle agenzie Ghossoun Mubarak, fuggita con i suoi tre figli dalla città di Baalbek, nel Libano orientale, descrivendo i bombardamenti che l’hanno spinta a lasciare la propria casa. Ieri il quartetto ha attraversato a piedi, e non senza rischi, il ponte di fortuna che - almeno per il momento - rappresenta la sola via di salvezza.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) almeno 430mila persone sono passate dal Libano alla Siria nell’ultimo mese, da quando Israele ha lanciato un bombardamento aereo e un’invasione di terra del Libano. I funzionari del governo di Beirut hanno fornito una stima al rialzo di oltre mezzo milione di persone. Rula Amin, portavoce Unhrc, ha espresso preoccupazione per i danni subiti dai valichi, definendoli “la principale ancora di salvezza per le persone in fuga dal conflitto”.
“Oggi è andata meglio”, ha detto Omar Abu Jabal, 29 anni, che ieri rientrava in Libano attraverso il valico di Jousieh dopo un viaggio di lavoro. “Non ci sono stati problemi lungo il percorso. Ma prima - ha aggiunto - vi erano i bombardamenti, che impedivano alla gente di muoversi”. Nabil Aakoul, direttore dei trasporti della provincia di Homs, ha confermato le voci secondo cui i recenti attacchi hanno distrutto un ponte sul fiume Oronte, interrompendo gli spostamenti tra aree agricole vitali. Aakoul stima che la ricostruzione del ponte costerà circa 2,5 milioni di dollari; a questo bisogna aggiungere il persistente mancato accesso alle aree agricole e l’isolamento di intere comunità che dipendono dal commercio e dagli spostamenti attraverso il fiume. Yahya Abu Youssef, che vive vicino al ponte danneggiato, ha descritto l’attacco israeliano come “disumano”, perché oltre ai danni materiali ha provocato il ferimento di bambini e bestiame nelle vicinanze. “Tutto quello che vi è qui è un ponte che collega villaggi e fattorie” ha detto, sottolineando che gli abitanti dei villaggi ora devono affrontare un viaggio di 10 chilometri in più per raggiungere Homs.
Infine, in queste ore l’esercito israeliano ha emesso un avviso di evacuazione urgente per i residenti di vaste aree della città di Tiro, in Libano, in vista di attacchi aerei contro siti di Hezbollah. In una nota rilanciata su X, ex Twitter, il col. Avichay Adraee, portavoce in lingua araba Idf, ha affermato che “l’attività di Hezbollah costringe ad agire nell'area in cui vi trovate”, pubblicando al contempo una mappa delle aree che saranno prese di mira. “Dovete immediatamente allontanarvi dall’area segnata in rosso e dirigervi - conclude - a nord verso il fiume Awali. Chiunque si trovi vicino a personale, strutture e armi di Hezbollah mette in pericolo la propria vita!”.