Israele, Covid-19: scuole chiuse e coprifuoco. P. Ibrahim: ‘paura e confusione’
Isolate 40 città abitate in prevalenza da arabi ed ebrei ortodossi. Gli assembramenti hanno favorito la ripresa dei contagi. In un giorno oltre 3mila nuovi casi, anche un cristiano fra le cinque vittime. Frate della Custodia: anche il governo sembra attraversare una “fase di crisi”, la didattica nelle scuole è durata solo una settimana. Lezioni regolari a Betlemme e Gerico.
Gerusalemme (AsiaNews) - In Israele si vivono giornate di “paura e confusione”, anche la classe politica e dirigente “sembra attraversare un momento di crisi” rispetto alla gestione risoluta della prima fase della pandemia di coronavirus, a marzo. È quanto racconta ad AsiaNews p. Ibrahim Faltas, discreto della Custodia francescana e direttore delle scuole cristiane di Terra Santa, secondo cui “una situazione di contrasto tra i partiti di governo” contribuisce ad alimentare “l’incertezza” mentre la gente muore: “Oggi - aggiunge - uno dei due funerali celebrati in parrocchia è di un uomo di 72 anni, morto per il Covid-19”.
“Da ieri - prosegue p. Ibrahim - hanno deciso di chiudere quasi 40 città, dichiarandole zone rosse. Fra questi territori vi è anche Gerusalemme, al cui interno abbiamo diverse scuole che hanno dovuto sospendere le lezioni dopo una sola settimana dalla prima campanella”. Oggi gli alunni “non sono venuti a scuola, ma hanno fatto lezione a casa, con il metodo ormai consolidato della didattica online”.
“Io stesso - racconta il sacerdote - ho voluto fare oggi un giro di perlustrazione negli istituti; nelle classi vi erano solo insegnanti, gli studenti erano tutti collegati via web. Ora è in vigore la zona rossa, cui si aggiunge anche il coprifuoco dalle sette di sera alle cinque del mattino. I casi stanno aumentando in Israele, mentre in Palestina per ora la situazione sembra migliore, tanto he le scuole di Betlemme e Gerico funzionano con regolarità”.
Il riferimento di p, Ibrahim Faltas è alla decisione presa in questi giorni dal governo israeliano e dal premier Benjamin Netanyahu di isolare 40 fra città e quartieri, in prevalenza nei settori arabo ed ebreo-ortodosso, dove si registrano i maggiori contagi. Nelle zone arabe a causa dei matrimoni non autorizzati che causano assembramenti; in quelli ortodossi l’obiettivo è scongiurare capannelli di fedeli che si riuniscono per recitare preghiere di gruppo. Nelle ultime 24 ore i contagi sono stati 3.496, per un totale di 139.013 casi. I tamponi sono stati circa 43mila, con un tasso di infezione dell’8.1%. I decessi, con altre 5 vittime, sono saliti a 1.048.
“A Gerusalemme siamo riusciti a tenere aperte le scuole giusto una settimana” ammette il francescano, “ma da ieri è di nuovo chiuso tutto, dalla materna fino alla maturità. Ogni giorno si contano oltre 3mila nuovi casi e vi è una sensazione diffusa di paura. Anche nella settimana di apertura alcuni genitori hanno scelto di tenere i figli a casa, nel timore di essere contagiati”. A questo, egli conclude, "si unisce una realtà generale di grande incertezza. Le direttive cambiano a ogni ora; sembra esserci disordine, un po’ di anarchia. Per fortuna le lezioni online funzionano e questo ci permette di proseguire con la didattica”.
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