19/06/2024, 12.33
BANGLADESH - MYANMAR
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Isola di St. Martin: sospesi i rifornimenti (anche di cibo) a causa del conflitto birmano

A causa di colpi di artiglieria sparati dal Myanmar, sono stati sospesi i collegamenti tra l'isola e la terraferma. Secondo le fonti locali non è chiaro se a sparare siano i militari o i membri dell'Arakan Army, la milizia etnica locale che sembra essere sul punto di riconquistare l'intero Stato birmano del Rakhine. Nel frattempo il Bangladesh ha schierato navi della Marina.

Dhaka (AsiaNews) - Da giorni gli abitanti dell’isola di St. Martin, al confine tra il Bangladesh e il Myanmar, non ricevono più acqua e cibo a causa dei combattimenti in corso nello Stato birmano del Rakhine, dove la giunta militare al potere sta perdendo terreno contro la milizia locale dell’Arakan Army. 

L’isola di St. Martin si trova vicino a Cox’s Bazar, a circa nove chilometri dal sottodistretto Teknaf. Turisti e rifornimenti solitamente viaggiano sul fiume Naf prima di raggiungere l’isola, che dista solo otto chilometri anche dalle coste birmane.

Da inizio mese si sono verificati diversi episodi violenti che hanno coinvolto alcune imbarcazioni bangladeshe: in pochi giorni sono state colpite una nave cargo, un’imbarcazione che trasportava funzionari e un motoscafo. Anche se non sono stati riportati feriti, l'amministrazione locale ha deciso di sospendere i viaggi lungo la tratta, di fatto isolando i circa 10mila abitanti che vivono sull’isola. 

Un residente locale ha spiegato che se i viaggi tra l’isola e la terra ferma non riprenderanno con regolarità, rischia di verificarsi una grave crisi alimentare: “È arrivata una nave con cibo e altri beni di prima necessità” forniti dall'amministrazione del distretto di Cox’s Bazar - ha detto -,“ma se le imbarcazioni non riprenderanno a circolare normalmente la crisi non sarà risolta”. 

I tentativi degli ultimi giorni di far ripartire i collegamenti con la terraferma non sono andati a buon fine: le imbarcazioni che hanno tentato un’altra rotta hanno riferito di aver trovato mare mosso, mentre i pescherecci che hanno provato a percorrere il fiume Naf sono stati nuovamente presi di mira da colpi di artiglieria. Ma non è chiaro, secondo le fonti locali, se a sparare siano le guardie di frontiera birmane che fanno capo alla giunta militare o i membri delle milizie etniche.

La situazione continua ad aggravarsi: gli abitanti dell’upazila (sottodistretto) di Teknaf hanno riferito che in alcuni quartieri le persone non sono riuscite a prendere sonno a causa delle frequenti esplosioni, mentre aerei da guerra ed elicotteri - questi con ogni probabilità appartenenti alla giunta militare - hanno sorvolato le aree circostanti. 

L’Arakan Army pare essere sul punto di riconquistare l’intero territorio del Rakhine: la Lega Unita dell’Arakan, l’organizzazione politica da cui dipende la milizia che si batte per la propria autonomia, ha chiesto ai residenti della municipalità di Maungdaw (soprattutto civili appartenenti alla minoranza Rohingya) di evacuare l’area, affermando che le rimanenti basi militari della giunta golpista sono già state circondate. Secondo gli analisti, è probabile che nei prossimi giorni l’Arakan Army punti alla capitale del Rakhine, Sittwe. 

A ottobre dello scorso anno, un gruppo composto da tre milizie etniche, tra cui anche l’Arakan Army, ha lanciato un’offensiva congiunta contro le postazioni dei militari, responsabili del colpo di Stato che a febbraio 2021 ha poi aperto la strada alla guerra civile. Da allora l’esercito birmano ha subito diverse perdite e i gruppi della resistenza hanno ripreso il controllo delle aree periferiche al confine con altri Paesi.

Nel frattempo il Bangladesh ha schierato le proprie navi da guerra intorno all’isola di St. Martin e attivato i canali diplomatici: secondo i media del regime birmano, l’ambasciatore del Bangladesh in Myanmar ha incontrato il ministro degli Esteri della giunta golpista per “discutere di cooperazione per la pace e la stabilità lungo il confine”.

L’opposizione del Bangladesh ha criticato il governo, guidato dalla prima ministra Sheikh Hasina, per il “silenzio” riservato alla questione: “Ciò che il Myanmar ha fatto negli ultimi giorni attorno a St. Martin è la minaccia definitiva alla sovranità del Paese”. 

In realtà l’isola è da tempo al centro di una serie di controversie: nel 2019 Dhaka aveva protestato con Naypyidaw per l’inclusione dell’isola nelle mappe ufficiali del Myanmar. Lo stesso anno il Bangladesh aveva inviato sull’isola un centinaio di guardie di frontiera dopo che il governo birmano aveva costruito sul fiume Naf delle strutture in acciaio senza informare Dhaka.

In anni più recenti la premier Hasina ha più volte accusato l’opposizione di voler svendere l’atollo a potenze straniere, in particolare gli Stati Uniti, per la costruzione di una base militare. Affermazioni che Washington ha sempre smentito.

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