10/06/2023, 12.15
PAKISTAN
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Islamabad: spesa record e altro debito nonostante il rischio di default

Aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici e spesa militare al 13% nel nuovo bilancio presentato in Parlamento dal governo Sharif. ObiettivI: crescita al 3,5% e inflazione da "contenere" al 21%. Cruciale l'erogazione dell'ultima tranche di aiuti del Fondo monetario internazionale in un Paese dove la quasi totalità delle entrate oggi va a coprire gli interessi sui prestiti. Intanto Imran Khan è stato di fatto bandito dai notiziari locali.

Islamabad (AsiaNews) – Una manovra finanziaria con qualche sussidio, l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici e delle spese militari, ma senza risposte alla crisi del debito del Pakistan. Anzi: prendendo ulteriori 2500 miliardi di rupie a prestito (circa 8 miliardi di euro), con l’obiettivo (tutto da verificare) di contenere comunque il rapporto tra debito e Pil al 6,54%. Un valore, in ogni caso, ben al di sopra del 4% che era stato richiesto dal Fondo monetario internazionale tra le condizioni per erogare l’ultima tranche del fondo di salvataggio già varato nel 2019.

Nel Pakistan dove la crisi politica si intreccia a quella economica - con il Paese che all’ombra dello scontro su Imran Khan resta stabilmente sull’orlo del default - era molto atteso il passaggio della presentazione del bilancio per l’anno fiscale 2023/2024 da parte del governo di Shehbaz Sharif. È stato il ministro delle finanze Ishaq Dar ad annunciare le misure che provano a tenere insieme l’impossibile: il rigore dei conti richiesto dal Fmi e le misure populiste di un esecutivo in crisi di consensi a pochi mesi dalle cruciali elezioni politiche che per legge dovrebbero tenersi a novembre.

Dar ha presentato un bilancio in cui la quasi totalità delle entrate andrà a coprire gli interessi sul debito già esistente. Ha promesso di non alzare le tasse, ma al contempo ha annunciato un aumento delle spese correnti del 53% rispetto al bilancio dello scorso anno. Tra le misure previste aumenti del 30% nei salari dei dipendenti pubblici e - in una fase dove l’appoggio dell’esercito è fondamentale - un incremento delle spese militari, che arriveranno a costituire il 13% del bilancio. L’obiettivo della crescita è fissato al 3,5%: l’anno scorso era stato indicato il 5%, ma di fatto il Paese - che quest’estate ha dovuto fare i conti anche con la catastrofe dell’alluvione - è fermo allo 0,3%. Quanto all’inflazione l’obiettivo del governo Sharif è “contenerla” al 21%: attualmente il tasso annuo è al 28,2%, ma in maggio la crescita dei prezzi ha toccato addirittura quota 38%.

Di fronte a questi numeri sarà cruciale il giudizio del Fondo monetario internazionale: per Islamabad è cruciale poter ricevere al più presto almeno una parte dei 2,3 miliardi di euro non ancora versati del fondo di salvataggio stanziato nel 2019 e che scadrebbe alla fine di questo mese. Senza l’erogazione di questi aiuti il default è dietro l’angolo. Ma occorrerà vedere anche a quali tassi di interesse Islamabad riuscirà a ottenere i nuovi prestiti previsti dalla manovra.

Nel frattempo resta alto il livello dello scontro con Imran Khan e il suo partito Pakistan Tehreek-e Insaf. Nei giorni scorsi l’ex primo ministro pakistano ha ottenuto giovedì la libertà su cauzione preventiva dall'Alta Corte di Islamabad per una nuova accusa che lo chiama in causa per l’uccisione di un avvocato, Abdul Razzaq Shar, che l’aveva accusato di alto tradimento. Nel frattempo l'autorità di regolamentazione dei media ha inviato una direttiva ai canali di informazione pakistani in cui, menzionando gli scontri del 9 maggio, intima di non dare spazio in trasmissione “a individui che diffondono discorsi di odio”. Imran Khan non è espressamente citato, ma da una settimana di fatto è scomparso dai notiziari.

 

Foto: Flickr/Peretz Partensky

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