15/05/2023, 13.54
PAKISTAN
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Islamabad: piazze contrapposte, sit-in dei partiti al governo contro Imran Khan

di Shafique Khokhar

Accuse alla Corte suprema di favorire l'ex premier che, rilasciato su cauzione, ha invitato i suoi sostenitori a organizzare nuove proteste. Le istituzioni del Paese sono ormai una contro l'altra. L'auspicio di un'intesa sulla data delle elezioni. P. Khalid Rashid Asi ad AsiaNews: "Questa situazione non giova alla democrazia e non può risolvere l'instabilità economica. Ieri a Faisalabad abbiamo pregato per il nostro Paese".

Lahore (AsiaNews) - Rimane tesa la situazione in Pakistan dopo l’arresto dell’ex premier Imran Khan e la conseguente ordinanza della Corte suprema che ne ha decretato l’illegalità. Il Movimento democratico del Pakistan (PDM), che riunisce la coalizione al governo formata dal Partito popolare pakistano (PPP) e dalla Lega musulmana (PML-N), oggi ha organizzato nella capitale Islamabad un sit-in di protesta accusando i giudici del tribunale di voler favorire Khan, leader del Pakistan Tehreek-e-Insaf (Movimento per la giustizia del Pakistan o PTI), da oltre un anno a capo dell’opposizione.

Dopo essere stato rilasciato su cauzione, Imran Khan ha lanciato un appello ai suoi sostenitori invitandoli a tenere nuove proteste in tutto il Paese: “La libertà non si ottiene facilmente. Bisogna prendersela e sacrificarsi per averla”, ha detto durante una diretta sui social. Imran Khan ha incolpato il capo dell’esercito per il suo arresto, avvenuto il 9 maggio e definito un “rapimento” dai membri e sostenitori del PTI. Il suo arresto aveva generato in tutto il Paese violente manifestazioni anti-governative. Più di 1.500 persone sono detenute e nonostante nei giorni scorsi sia stato ripristinato l’accesso a Internet, molti utenti non riescono ancora ad accedere alle piattaforme social. 

Dopo essere stato sfiduciato dal Parlamento ad aprile 2022, l’ex campione di cricket ha iniziato una campagna di protesta chiedendo elezioni anticipate, inizialmente previste a ottobre. Dopo aver sciolto le Assemblee provinciali del Punjab e del Khyber Pakhtunkhwa, dove il PTI aveva la maggioranza, il governo ha opposto resistenza alla decisione delle Corte suprema di tenere elezioni il 14 maggio e al momento la questione è bloccata in tribunale.

L’attivista per i diritti umani Suneel Malik commenta ad AsiaNews: “Da quando Imran Khan è stato rimosso dal suo incarico dopo aver perso nel voto di sfiducia, il governo, l'opposizione, ma anche altri organismi dell’establishment e della magistratura stanno sfidando il primato della Costituzione. Già sulla scelta del governatore del Punjab e sulla data delle elezioni generali in Pakistan, la Corte Suprema ha emesso i suoi verdetti ma i partiti politici non li hanno accettati perché ritiene favoriscano un solo partito politico. Ma dall’altra parte i sostenitori del PTI pensano di poter bruciare edifici governativi e privati, distruggendo la pace del Paese ritenendosi al di sopra della legge”.

“Governo e opposizione - continua Suneel Malik - dovrebbero sedersi insieme e decidere la data delle elezioni. Mentre la Corte Suprema dovrebbe assicurare un processo equo per tutti e garantire a tutti la giustizia".

Nel frattempo le istituzioni del Paese si sono messe l’una contro l’altra: il 12 maggio la Corte suprema ha vietato alle autorità governative di arrestare nuovamente il leader populista, coinvolto in più casi giudiziari: quello che ha portato alla sua incarcerazione nei giorni scorsi è legato all’accusa di aver ricevuto come tangente un terreno del valore di centinaia di milioni di rupie. Di contro, l’Assemblea nazionale (la Camera bassa del Parlamento) ha oggi formato una commissione di cinque membri per presentare un ricorso contro i giudici della Corte suprema.

P. Khalid Rashid Asi, parroco della chiesa del Santo Rosario a Faisalabad e direttore diocesano della Commissione Giustizia e Pace, commenta ad AsiaNews: "Sembra che ogni istituzione in Pakistan oggi stia combattendo per dimostrare il suo potere. È come un ospedale psichiatrico dove tutti cercano di curare gli altri. Ma questa situazione non giova alla democrazia e non può risolvere l'instabilità economica. Tutte le istituzioni dovrebbero rimanere nel loro ambito, come scritto nella Costituzione del Pakistan".

“Credo fermamente – continua il sacerdote - che i politici non dovrebbero usare la religione in politica, evitando di istigare i sentimenti della gente. Ma penso che anche i giornalisti in Pakistan non stiano facendo bene il loro dovere: scrivono e parlano solo per i loro leader e partiti preferiti, senza guardare alla democrazia, la pace e la stabilità del Paese". 

"Se i partiti politici amassero davvero questo Paese - conclude p. Rashid Asi - dovrebbero sedersi insieme e intraprendere azioni concrete. Ieri, nel giorno della festa della mamma, abbiamo celebrato una Giornata di preghiera per il Pakistan nella nostra chiesa, perché crediamo che il nostro Paese sia come una madre. Abbiamo chiesto a Dio di salvare questo Stato, pregando per la concordia”.

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