Islamabad: arrestato (di nuovo) l'ex premier Imran Khan, incertezza in vista delle elezioni
Condannato a tre anni di carcere, ha lanciato un appello ai propri sostenitori che però non hanno risposto, probabilmente a causa della repressione messa in atto dal governo negli ultimi mesi. Difficile prevedere cosa succederà ora in prospettiva del voto, che protrebbe essere posticipato. L'esperta Farwa Aamer: rischiano di venir meno la fiducia dell'opinione pubblica e ulteriori investimenti dall'estero.
Islamabad (AsiaNews) - L’ex primo ministro del Pakistan Imran Khan è stato arrestato per la seconda volta in meno di sei mesi dopo essere stato giudicato colpevole in un caso di corruzione politica noto con il nome di Toshakhana. Ma mentre dopo il primo arresto, il 9 maggio, si erano subito scatenate violente proteste di piazza in favore del suo rilascio - poi ordinato dalla Corte suprema -, ora l’incarcerazione potrebbe mettere fine alla sua carriera politica: la sentenza di tre anni emessa dal tribunale comporta infatti anche la squalifica dalla vita politica per i prossimi cinque anni e di conseguenza gli impedirà di prendere parte alle prossime elezioni politiche, previste in autunno.
Khan, 70 anni, è stato ritenuto colpevole di non aver dichiarato i guadagni ottenuti dalla vendita di regali di Stato mentre era premier, ottenendo circa 500mila dollari. Ma sono oltre 100 le accuse nei suoi confronti che egli ritiene motivate politicamente.
Stella del cricket in gioventù, Imran Khan era salito al potere nel 2018 con slogan populisti e grazie al sostegno dell’esercito (che dopo un periodo di dittatura militare ha continuato a reggere i fili della politica pakistana), ma è stato destituito ad aprile dello scorso anno dopo un voto di sfiducia del Parlamento. Da allora ha continuato ad agitare la politica del Paese chiedendo elezioni anticipate, forte del sostegno che il suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), gode tra la popolazione, soprattutto tra i giovani e i conservatori religiosi. Secondo lo stesso Khan il suo partito è appoggiato dal 70% degli elettori.
Questo ennesimo sviluppo nelle vicende pakistane rischia di provocare ulteriore instabilità: “Viste le conseguenze del 9 maggio, c'è sicuramente la preoccupazione che nei prossimi giorni possano aumentare le tensioni politiche e l'incertezza e che ciò possa minare la stabilità generale del Paese. Khan ha un enorme seguito, soprattutto tra i giovani e le donne”, ha commentato ad AsiaNews Farwa Aamer, direttrice dei programmi dell’Asia meridionale all’Asia Society Policy Institute. “La sua squalifica per cinque anni dalla politica, soprattutto in vista delle elezioni, potrebbe scoraggiare proprio questa base di elettori”, ha aggiunto.
Ma nonostante l’ennesimo richiamo a scendere in strada a protestare, i sostenitori di Imran Khan pare non abbiano risposto all’appello, forse a causa della repressione messa in atto dal governo guidato dal premier Shehbaz Sharif. Negli ultimi mesi, infatti, diversi membri del PTI sono stati costretti ad abbandonare le fila del partito. Centinaia di sostenitori sono stati arrestati e verranno processati in tribunali militari, nonostante le critiche da parte dei gruppi di difesa dei diritti umani. Alcuni manifestanti che durante l’arresto di Imran Khan sabato pomeriggio si erano radunati davanti alla sua casa a Lahore sono stati portati via con la forza dalla polizia e non è chiaro se siano stati incarcerati. Una fonte delle forze di sicurezza ha detto in forma anonima alla Bbc che a tutti gli agenti è stato ordinato di impedire assembramenti e proteste dei sostenitori del PTI. Anche sui social media diversi post pubblicati in sostegno dell’ex premier sono stati eliminati e alcuni dei sostenitori più agguerriti stanno mantenendo il silenzio riguardo le ultime vicende. I legali di Imran Khan hanno dichiarato che l’ex premier “non ha avuto un processo equo” perché è stato condannato in contumacia, una pratica vietata dalle leggi pakistane.
È tuttavia molto difficile prevedere cosa succederà ora: “Le dinamiche di responsabilità, leadership e competizione elettorale sono destinate a cambiare, rendendo le prossime elezioni un momento critico”, ha continuato Farwa Aamer. “Ci sono già segnali che le elezioni potrebbero essere posticipate dopo il nuovo censimento. Un ritardo del genere potrebbe far perdere la fiducia dell'opinione pubblica nel processo elettorale, concedere ai governi provvisori più poteri di quelli che dovrebbero avere e scoraggiare ulteriormente gli investimenti economici da parte della comunità internazionale a causa della continua instabilità, cosa che il Paese non può permettersi”, ha precisato l’esperta.
I dati del censimento, che saranno pubblicati nel fine settimana, potrebbero rendere necessario un ridisegno dei confini dei collegi elettorali, ritardando le votazioni. Nell’ultimo anno, inoltre, il Paese ha lottato per ottenere un prestito da parte del Fondo monetario internazionale, dopo che le riserve valutarie nazionali si erano quasi del tutto esaurite e l’inflazione aveva raggiunto picchi record di quasi il 40%.