Islamabad rilancia i colloqui di pace coi talebani. Ma l’esercito è pronto a intervenire
Islamabad (AsiaNews) - Il governo del premier pakistano Nawaz Sharif ha annunciato ieri la nascita di un nuovo Comitato, cui spetterà il compito di rilanciare i colloqui di pace con i talebani; intanto le due parti in causa hanno sottoscritto una tregua di un mese per facilitare la ripresa dei negoziati, mentre l'esercito è pronto - in caso di fallimento - a una offensiva di vasta portata contro gli islamisti. Dopo settimane di stallo, Islamabad cerca di dare un nuovo impulso alla trattativa con il Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), disposto sinora a cedere le armi solo al prezzo di una completa "islamizzazione" e "talebanizzazione" dello Stato. Dopo un incontro con il leader del PTI (Pakistan Tehrik-e-Insaf) Imran Khan, il Primo Ministro ha elencato i componenti della nuova squadra, composta da un esperto delle aree tribali, un ex diplomatico e uno stretto collaboratore del premier.
A gennaio il governo ha gettato le basi per l'avvio di un dialogo di pace con i talebani, cui è seguita la presentazione nel mese scorso del primo Codice di condotta in materia di Sicurezza nazionale. Iniziative che non hanno tuttavia fermato la spirale di violenze, di matrice estremista islamica, che da tempo insanguina il Paese. Se, da un lato, il Ttp ha promesso di rispettare il cessate il fuoco, dall'altro gruppi miliziani talebani hanno attaccato a più riprese istituzioni, caserme della polizia, obiettivi militari. In risposta, l'esercito ha compiuto una serie di raid nelle aree tribali contro roccaforti islamiste.
Nelle ultime ore governo e talebani hanno rilanciato i propositi di tregua e negoziati, dando nuovo spazio alla diplomazia fra i due fronti. Questa mattina i negoziatori talebani sono ripartiti alla volta del Waziristan, dove incontreranno i vertici del Ttp e presenteranno loro le condizioni di pace poste dall'esecutivo. La seconda fase dei dialoghi è legata alle risposte che arriveranno dalla leadership talebana. Nel frattempo alti ufficiali dell'esercito preparano una operazione militare di vasta portata, per colpire e annientare le forze estremiste in caso di "fumata nera" nei colloqui di pace.
Intervenendo a una conferenza mons. Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore, sottolinea che "tolleranza e armonia sono essenziali in questa fase" e invita tutti i leader religiosi "a promuovere la coesistenza pacifica". Il prelato guarda con attenzione "alle nuove generazioni", cui per prime vanno insegnati questi principi, mentre "l'odio e la discriminazione vanno combattuti con forza e a tutti i livelli".
Più duri i toni di studiosi ed esperti di politica interna, come il prof Syed Abid Ali secondo cui "il governo non dovrebbe dialogare con china ucciso senza alcuna pietà cittadini innocenti e attaccato il nostro esercito". Maulana Arif Ja, leader musulmano, è preoccupato per "l'esistenza e la sovranità del Pakistan: i dialoghi sono un modo per prendere tempo, e dare possibilità al Ttp di riorganizzarsi" e colpire con rinnovato vigore. "Il loro credo - aggiunge - è sgozzare chiunque sia contro la loro ideologia. È una vergogna che il governo voglia trattare con questi barbari".