20/02/2025, 10.40
PAKISTAN
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Islamabad, una serie TV rompe il silenzio sulle false accuse di blasfemia

di Shafique Khokhar

La serie “Tan Man Neelo Neel”, trasmessa da Hum TV, affronta il tema del linciaggio e delle accuse di blasfemia usate come strumento di vendetta. Mentre i dati sullo scorso anno mostrano un drammatico aumento dei casi legati a queste leggi, attivisti e intellettuali elogiano il coraggio della produzione.

Islamabad (AsiaNews) – La serie pakistana “Tan Man Neelo Neel”, prodotta da Hum TV, sta riscuotendo grande attenzione per il coraggio con cui affronta il tema dell’uso improprio delle accuse di blasfemia. La serie si ispira a una storia vera e porta in primo piano le conseguenze drammatiche delle false accuse religiose, un fenomeno che da anni suscita preoccupazioni e violenze in Pakistan. Per la prima volta, un’emittente nazionale affronta in modo così diretto e senza censure una questione tanto delicata, un passo che attivisti e intellettuali considerano un segnale di cambiamento per i media pakistani, da sempre sottoposti a stretto controllo statale.

Tra coloro che hanno lodato il coraggio della produzione c’è Nabeela Feroze Bhatti, scrittrice e attivista, che ha dichiarato ad AsiaNews: “Tanto di cappello allo sceneggiatore Mustafa Afridi, che ha saputo mettere in luce realtà scomode come lo stupro maschile, gli stereotipi sulle arti, l’estremismo religioso e la blasfemia. La trama è stata costruita magistralmente, tanto da catturare l’attenzione e la sensibilità del pubblico. Anche la produzione, curata da Sultana Siddiqui, è meritevole di grande apprezzamento: spesso i suoi lavori hanno una valenza educativa. La regia di Saifee Hassan è stata impeccabile, mentre il cast ha interpretato i ruoli con una straordinaria profondità emotiva. Gli ultimi dieci minuti dell’episodio finale sono stati un pugno nello stomaco, capaci di togliere il fiato e di far riflettere. Se l’industria televisiva pakistana continuerà a proporre fiction così significative, la società potrebbe finalmente avviarsi verso un cambiamento positivo”.

Lo scorso anno il Pakistan ha registrato un preoccupante aumento dei casi di blasfemia. Secondo la National Commission for Human Rights (NCHR), a luglio 2024 si contavano 767 persone incarcerate con l'accusa di blasfemia, un incremento significativo rispetto ai 213 casi dell'anno precedente.

Le leggi sulla blasfemia puniscono chiunque offenda l’Islam, ma sono spesso utilizzate per colpire le minoranze religiose (soprattutto cristiani e indù) o risolvere dispute personali, portando anche a casi di linciaggio da parte di folle inferocite.

Anche Michelle Chaudhry, direttrice della Cecil & Iris Chaudhry Foundation, ha elogiato la serie “Tan Man Neelo Neel” per la decisione di affrontare il tema: “Plaudo allo sceneggiatore e al team di lavoro per aver mostrato senza filtri la realtà della violenza delle folle, un fenomeno che ha mietuto troppe vittime in Pakistan. Quando le vendette personali si trasformano in esecuzioni sommarie e le false accuse di blasfemia diventano uno strumento di vendetta, si perdono vite innocenti. È una realtà che affligge il nostro Paese da anni. Inoltre, la serie affronta con grande sensibilità il tema della violenza sessuale e delle sue conseguenze sulle vittime, una questione sociale cruciale. È incoraggiante vedere il pubblico reagire in modo così positivo: questi episodi non sono nuovi, eppure spero che il dramma possa stimolare la consapevolezza e generare empatia nella nostra società".

Il giornalista e analista Aamir Kakkazai, con sede a Peshawar, ha sottolineato l’audacia della serie, evidenziando come la televisione pakistana abbia storicamente evitato di affrontare questioni controverse. “Negli ultimi anni l’industria televisiva pakistana si è concentrata sulle solite storie domestiche, ignorando i problemi reali. Eppure, Hum TV ha avuto il coraggio di portare sullo schermo un dramma ispirato a una famiglia realmente linciata dopo una controversia religiosa. È difficile credere che un’emittente pakistana abbia osato trattare un argomento così delicato e controverso”.

Kakkazai ha ricordato numerosi episodi di violenza religiosa avvenuti negli ultimi anni, da Swat a Sialkot, fino alla città di Jaranwala, e i casi di Mashal Khan e Priyantha Kumara, entrambi vittime di linciaggi per false accuse di blasfemia. "Da tempo assistiamo a questi orrori, ma la giustizia continua a non arrivare. Questa serie ha il grande merito di accendere i riflettori su una piaga della nostra società. Ringrazio Hum TV, la produttrice Sultana Siddiqui, lo sceneggiatore Mustafa Afridi e il regista Saifee Hassan per aver mostrato il volto più oscuro del nostro fanatismo religioso, che ha condannato a morte cittadini innocenti”.

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