Islamabad, la terza volta da premier di Nawaz Sharif
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Sopravvissuto a un golpe militare e a sette anni di esilio in Arabia Saudita, il leader della Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N) Nawaz Sharif giura davanti al Parlamento per il suo terzo mandato a Primo Ministro del Paese asiatico. Si può quindi ritenersi conclusa la prima transazione del potere in modo democratico, nei 66 anni di storia della nazione. Finora, infatti, i cambiamenti politici e istituzionali sono avvenuti solo in seguito a colpi di mano dell'esercito e dei generali, il vero "potere forte" nel Paese.
L'Assemblea nazionale si riunisce nel tardo pomeriggio di oggi per votare la fiducia al futuro esecutivo a Nawaz Sharif, vincitore delle elezioni dell'11 maggio scorso con la conquista di 176 seggi in Parlamento su un totale di 342. Il voto è una formalità, sebbene l'ex partito di governo Pakistan People's Party (Ppp) e il movimento dell'ex campione di cricket Imran Khan hanno proposto propri candidati per sfidare - in linea teorica - il Primo Ministro in pectore.
Il 63enne politico pakistano, due volte premier negli anni '90 e cacciato nel 1999 in seguito a un golpe militare, deve affrontare numerose sfide, nel tentativo di risollevare il Paese. Fra i molti problemi, per gli esperi si profilano almeno sei priorità da affrontare nei primi cento giorni di governo: crisi energetica, economia in ginocchio, inflazione alle stelle, terrorismo islamico, violenze confessionali e intolleranza stratificata a vari livelli nella società.
Il Paese è sfiancato da problemi macroeconomici che, secondo la Banca centrale, potranno essere affrontati e risolti solo a patto di cambiamenti radicali in tema di fisco e società. Analisti internazionali parlano di "quadro fosco", aggravato dai "continui attentati" volti a destabilizzare la nazione, i quali non contribuiscono a migliorare la situazione e attirare investimenti dall'estero.
L'esecutivo a guida Pml-N avrà anche il sostegno del movimento conservatore islamista Jamiat Ulema-e-Islam (Jui-F), guidato dal mullah Fazlur Rahman. Il leader religioso definisce "una questione seria" il dialogo con i talebani e bolla come "insoddisfacente" la posizione tenuta sinora dall'establishment pakistano. "Senza dialogo - ha aggiunto - una pace non sarà mai possibile", senza specificare però quali sono i termini di questa trattativa da intavolare con la frangia combattente islamica del Paese.
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