Islamabad, la Bhutto chiama a raccolta l’opposizione, molti disertano
L’ex primo ministro pakistano ha iniziato i colloqui con i Partiti all’opposizione per affrontare lo stato di emergenza dichiarato da Musharraf. Molti gli assenti, che contestano la posizione “troppo ambigua” della leader popolare durante il colpo di Stato. Televisioni censurate, boom di Internet.
Islamabad (AsiaNews) – L’ex primo ministro pakistano Benazir Bhutto ha iniziato da poco i primi colloqui politici con i Partiti all’opposizione, per cercare di far rientrare lo stato di emergenza dichiarato dal generale Musharraf il 3 novembre scorso. Tuttavia, molte organizzazioni politiche hanno boicottato l’incontro per protestare contro la posizione “troppo ambigua” della popolare leader, rientrata in patria a fine ottobre dopo 8 anni di esilio. La Bhutto non ha infatti condannato la sospensione della Costituzione decisa dal capo delle forze armate.
L’incontro verte principalmente sulla durata dello stato di emergenza. Secondo un rappresentante dell’ufficio presidenziale, esso “sarà in vigore per non più di 3 settimane”, tale da poter garantire il naturale svolgimento delle elezioni parlamentari previste per gennaio. L’opposizione teme invece un suo prolungamento, che inciderebbe sulla chiamata alle urne.
Al momento, i Partiti contrari a Musharraf hanno invitato i loro sostenitori a non scendere in piazza per protestare fino al 9 novembre, quando si vedrà quanto sia incisiva la protesta del Partito popolare guidato dalla Bhutto.
Continua invece la protesta di avvocati e magistrati, che ogni giorno scendono per le strade delle maggiori città pakistane per manifestare contro le centinaia di arresti e violazioni ai diritti umani che sono avvenuti nei giorni scorsi. Grazie a queste proteste, sono stati rilasciati ieri su cauzione 54 attivisti per i diritti umani, arrestati il 4 novembre a Lahore nel corso di raid contro la Commissione diritti umani del Pakistan ed altre organizzazioni non governative.
Molti di coloro che continuano a manifestare sottolineano l’interruzione dei segnali televisivi delle emittenti private, ordinata dal governo, che ha precipitato il Paese in uno stato di censura preventiva.
Proprio per questo, moltissimi editori si sono convertiti all’uso di Internet, per il momento non controllato dal governo, ed hanno inviato sms ai propri ascoltatori per indicare i nuovi indirizzi della Rete dove poter trovare gli articoli censurati dal governo. In risposta, il ministero dell’Informazione ha dichiarato che “a breve sarà pubblicato un codice di condotta per tutti i media, che dovrà essere rispettato da chiunque operi nel Paese”.
Nel frattempo, si è verificato un incidente diplomatico alle Nazioni Unite, dove il Segretario Generale Ban Ki-moon si è scontrato con l’ambasciatore pakistano sul colpo di stato di Musharraf ed ha invitato il Paese a “tornare alla democrazia”. Munir Akram, rappresentante di Islamabad, ha risposto che la questione è “un affare interno” in cui l’Onu “non deve intromettersi”. Prevista per il pomeriggio una replica ufficiale del Segretario. (QF)
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