Iran, il “caso Sakineh” e i dubbi della dissidenza
Teheran (AsiaNews) – Non si ferma la campagna internazionale sul caso di Sakineh Ashtiani, la donna iraniana condannata a morte per complicità nell’omicidio del marito e adulterio. L’ultimo evento in ordine di tempo riguarda due giornalisti tedeschi, arrestati ieri per aver intervistato il figlio di Sakineh. Quest’ultimo, da circa 3 settimane, tiene i contatti con la stampa internazionale e si appella al mondo occidentale per garantire la grazia alla madre.
Secondo il portavoce del ministro degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast, “i due fermati sono legati ai gruppi anti-rivoluzione”. Il fermo è stato confermato dal procuratore di Teheran, Gholam Hossein Mohseni Ejeie, che ieri ha annunciato l’arresto “di due stranieri”, lasciando intendere che fossero tedeschi. Ha poi precisato che “i due sono entrati in Iran come turisti e ora sono in custodia per aver intervistato il figlio di Sakineh”.
“Una ricerca condotta dalle autorità ha dimostrato che queste persone non sono giornalisti e sono state arrestate per aver falsificato il loro status”, ha detto il procuratore. Nell’affare è entrato anche il Cancelliere tedesco Angela Merkel, che dalla Romania ha auspicato “una pronta liberazione dei due giornalisti”. La Merkel ha poi confermato il suo “forte interessamento al dossier. Il ministero degli Esteri sta facendo il possibile per raccogliere informazioni a loro riguardo”.
Sul caso Sakineh, e sull’interesse internazionale che ha generato, sono nati però anche diversi dubbi. Una fonte di AsiaNews nella dissidenza iraniana, ad esempio, si chiede “come sia possibile per un giovanotto telefonare ai maggiori media internazionali senza essere intercettato e fermato dalle autorità”. Dopo aver parlato di persona con il figlio della condannata, la fonte aggiunge: “Temo che le autorità stiano usando questo caso per distogliere l’attenzione dal programma nucleare. Che invece continua a pieno ritmo”.