28/04/2025, 00.00
ASIA TODAY
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Iran, 40 le vittime dell'esplosione al porto di Shahid Rajaee

Le notizie di oggi: raid USA colpiscono centro di detenzione nello Yemen, almeno 68 morti; Israele bombarda Gaza e Beirut, nonostante il cessate il fuoco. Tensioni tra Pechino e Manila nel Mar Cinese Meridionale per la rivendicazione di piccoli banchi di sabbia. Quarta notte di colpi d'artiglieria al confine tra India e Pakistan. Pyongyang rivendica i meriti dei suoi soldati al fronte in Ucraina.

IRAN

È salito a 40 morti il bilancio delle vittime dell'enorme esplosione di sabato presso il porto di Shahid Rajaee, il più grande scalo commerciale del Paese. Le persone ferite sono più di mille. Molte persone si sono precipitate negli ospedali di tutto l'Iran per donare sangue. Una densa nube nera di sostanze chimiche tossiche grava sull’area circostante. Gli incendi che hanno condotto all'esplosione sarebbero stati causati da una "manipolazione impropria di una spedizione di combustibile solido destinato all’uso in missili balistici iraniani".

YEMEN - ISRAELE - GAZA - LIBANO

Media affiliati agli Houthi riferiscono che le forze statunitensi hanno bombardato un centro di detenzione che ospitava anche migranti africani nel nord di Saada, uccidendo almeno 68 persone e ferendone altre 47. Intanto medici a Gaza affermano che le forze israeliane hanno ucciso 23 palestinesi in attacchi avvenuti prima dell’alba, il giorno dopo aver ucciso almeno 53 persone in diverse aree della Striscia. Israele ha bombardato anche un sobborgo di Beirut, nonostante il cessate il fuoco, dicendo di aver preso di mira siti di Hezbollah.

MYANMAR

La giunta militare sta ripetutamente violando il cessate il fuoco annunciato dopo il terremoto che un mese fa ha devastato il Myanmar. Secondo l'esercito di Arakan (AA), uno dei più grandi e potenti gruppi di ribelli del Myanmar, la giunta ha sganciato più di 400 bombe sullo stato di Rakhine. La scorsa settimana i militari avevano annunciato un'altra proroga del cessate il fuoco, ma il governo in esilio (NUG) ha evidenziato il bombardamento di 12 delle 14 principali regioni del Paese, con l'uccissione di più di 160 persone, e quasi altre 300 ferite.

CINA - FILIPPINE

La guardia costiera cinese ha occupato un piccolo banco di sabbia (200 metri quadrati) nel Mar Cinese Meridionale, sulla contestata barriera corallina di Sandy Cay nelle isole Spratly. La rivendicazione rientra nell'escalation della disputa regionale con le Filippine. Anche Manila aveva comunicato la sua presenza su tre banchi di sabbia, rilasciando un'immagine di ufficiali in una posa che imitava la foto cinese. Il botta e risposta arriva mentre le forze statunitensi e filippine stanno svolgendo le loro esercitazioni congiunte annuali nella regione. 

INDIA - PAKISTAN

Non scende la tensione tra i due Paesi dell'Asia meridionale dopo l'attacco terroristico di Pahalgam, in Kashmir, che il 22 aprile ha ucciso 26 persone. Le nazioni con armi nucleari hanno intrapreso una serie di misure l'una contro l'altra, con l'India che ha sospeso il Trattato sulle acque dell'Indo e il Pakistan che ha chiuso il suo spazio aereo alle compagnie aeree indiane. L'India ha detto di aver risposto al fuoco d'artiglieria "non provocato" dal Pakistan lungo il confine de facto per la quarta notte consecutiva.

COREA DEL NORD - RUSSIA

La Corea del Nord ha riconosciuto per la prima volta di aver schierato truppe in Russia per sostenere la guerra contro l'Ucraina, dicendo che i suoi soldati "hanno completamente liberato l'area occupata della regione di Kursk", secondo un ordine impartito dal leader Kim Jong Un. Si stima che 14mila soldati nordcoreani siano in Russia per combattere le forze ucraine. L'annuncio di Pyongyang arriva pochi giorni dopo che il Capo di Stato Maggiore russo, Valery Gerasimov, ha elogiato pubblicamente il "coraggio" delle truppe nordcoreane.

UZBEKISTAN - KIRGHIZISTAN

L’Uzbekistan e il Kirghizistan si sono accordati per lo sfruttamento congiunto del bacino idrico di Čašma, situato sul confine tra i due Paesi e per il quale scoppiò un conflitto locale nel 2020. Il bacino viene riconosciuto come territorio kirghiso, ma gli uzbeki avranno il diritto di utilizzare i due terzi del volume acquifero prodotto, senza alcuna interferenza degli abitanti.

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