Invasione Ucraina: il Donbass dimenticato
Era il punto di tensione tra Kiev e Mosca prima dell’attacco russo. Dall’annessione russa della Crimea nel 2014, l’Ucraina ha imparato a sentirsi davvero una nazione unita. Esercito ucraino ripulito dalle milizie fuori controllo nel Donbass. Il Cremlino non arriverà facilmente alla vittoria.
Mosca (AsiaNews) – La guerra infuria su tutta l’Ucraina, le truppe russe assaltano le grandi città e si dirigono a Kiev, per piegare definitivamente la capitale ucraina con tutta la dirigenza asserragliata, a partire dal presidente Volodymyr Zelenskyj. Ormai nessuno più si preoccupa dei destini del Donbass, che soltanto una settimana fa sembrava essere il vero punto critico del confronto tra russi e ucraini, mentre ora appare ciò che è in realtà, una zona periferica usata dai russi come un pretesto per giustificare la guerra e l’invasione dell’intero Paese.
La regione del Donbass ha un certo valore simbolico, perché rimanda ai tempi della liberazione della Russia dal giogo tartaro nel 1380, quando il principe di Mosca riuscì a ottenere la prima vittoria sugli invasori asiatici nella battaglia di Kulikovo, vicino al fiume Don. Per questo il principe Dmitrij venne chiamato “Donskoj”, e tutta la regione del Don è rimasta un luogo sacro del coraggio e dell’identità della Santa Russia che si elevava a nazione chiamata a salvare il mondo intero.
Non stupisce che tale idea mistica stia alla base dell’offensiva russa nella terra del confronto decisivo tra Oriente e Occidente, dai tempi medievali fino ad oggi. Eppure sembrava che si trattasse di una “operazione difensiva” concentrata sul Donbass martoriato da otto anni di “guerra ibrida”, e che lo zar Putin “il Terribile” si potesse accontentare di associare le repubbliche di Lugansk e Donetsk all’annessa Crimea. Era già successo 14 anni fa con la Georgia delle repubbliche filo-russe dell’Abkhazia e dell’Ossezia del nord.
L’attivista umanitaria Varvara Pakhomenko ha ripercorso su Meduza i passaggi di questi lunghi anni nella zona della foce del Don, dove confluisce anche l’affluente Donets che dà il nome a una delle due repubbliche separatiste. Per otto anni la guerra ibrida ha alternato momenti di grande tensione e periodi relativamente tranquilli, e a febbraio di quest’anno tutto sembrava abbastanza stabile, finchè Putin non ha lanciato la campagna di “de-nazificazione e de-militarizzazione” della regione e dell’intera Ucraina, come viene chiamata ufficialmente dal Cremlino che proibisce alla stampa di parlare di “guerra” o “invasione”.
Il riconoscimento russo dell’indipendenza di Donetsk e Lugansk del 24 febbraio, che ha coinciso con l’inizio dell’offensiva di Mosca, ha lasciato tutti gli abitanti della zona piuttosto perplessi: a quali confini si riferiva la proclamazione di Putin e della Duma? Da anni le due regioni sono contese tra le autorità locali e quelle ucraine, che si accusano a vicenda di essere “occupanti”. Era evidente che l’incertezza dei confini portava direttamente ad allargare l’azione militare, anche se nessuno, neanche nel Donbass, pensava a un’invasione totale.
Parkhomenko racconta di aver lavorato negli ultimi anni con i militari ucraini a nome di varie organizzazioni umanitarie, con dei training sul diritto umanitario internazionale e la difesa della popolazione pacifica. “Io ho visto come questo esercito è cambiato, è diventato molto più professionale e motivato, e non credo che i russi arriveranno facilmente alla vittoria”, spiega Varvara, “tutto l’esercito ucraino è passato a rotazione dal Donbass più di una volta”.
Dal 2017 i vari battaglioni di volontari sono stati integrati nelle forze armate ufficiali dell’Ucraina, e si è studiato un sistema di coordinamento molto sofisticato per prepararsi al peggio. I combattenti che in questi anni compivano azioni spontanee e fuori controllo nel Donbass sono stati fermati e chiamati a risponderne in tribunale, e non appare probabile che i russi riescano davvero a prendere il controllo del territorio.
In questi otto anni l’Ucraina ha imparato a sentirsi davvero una nazione unita, cosa che non era stata possibile in otto secoli di storia e neanche nel ventennio seguito al crollo dell’Unione Sovietica. Il Donbass è una regione molto urbanizzata e progredita; pur nella prevalenza dei sentimenti filo-russi, non è affatto scontato però che si adagerà tranquillamente nell’abbraccio della madre Russia, come avvenuto per la Crimea. Gli eventi bellici potranno arrivare a una conclusione favorevole a Mosca, ma la vita degli ucraini non sarà comunque nelle loro mani.
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