Intorno a Teheran suonano sempre più campanelli d’allarme
di Paul Dakiki
Segnali negativi vengono sul piano politico, economico e giuridico. Si va dalle affermazioni di Bush e Sarkozy a dichiarazioni dei ministri dei Paesi del Golfo, dal blocco deciso dalla Banca mondiale su quattro progetti di aiuti alla decisione dell’Interpol di inserire nella lista dei ricercati gli ex responsabili iraniani dei servizi segreti e dei pasdaran.
Beirut (AsiaNews/Agenzie) – Ora ci si è messa anche l’Interpol ad aumentare i tanti segnali negativi che circondano l’Iran. Intorno a Teheran, in questi giorni suonano campanelli d’allarme politici – Bush, e Sarkozy definiscono “pericolosa” l'idea di un Iran dotato di armi nucleari – economici – la Banca mondiale ha bloccato 5,4 milioni di dollari di aiuti – ed ora anche giuridici. I 146 Paesi che partecipano all’assemblea dell’Interpol hanno infatti respinto una richiesta di Teheran di lasciar cadere il mandato di cattura emesso dalla giustizia argentina che accusa cinque iraniani di aver organizzato l’attentato ad un centro ebraico, che nel 1994 provocò, a Buenos Aires, 85 morti e un centinaio di feriti. Tra gli accusati, gli allora responsabili dei servizi segreti e delle Guardie della rivoluzione, in quanto mandanti dell’attentato, che sarebbe stato eseguito da Hezbollah libanesi.
Sul piano politico, il segnale negativo più forte è venuto ieri dalla concordanza di vedute espressa dal presidente francese Nicolas Sarkozy e da quello americano George W. Bush. Dando un segnale sulla rinnovata intesa tra le due nazioni, i due presidenti hanno deciso di tenere alta la pressione su Teheran, che solo il giorno prima aveva fatto sapere di non aver intenzione di fermare il suo programma di arricchimento dell'uranio. “L'idea di un Iran dotato di armi nucleari è pericolosa”, ha detto Bush parlando al fianco di Sarkozy durante una conferenza stampa. Nella controversia del nucleare iraniano rientra anche la recente richiesta israeliana di un cambio al vertice dell’AIEA, l’Agenzia dell’Onu che si occupa di energia atomica, seguita all’affermazione dell’attuale direttore, Muhammad El Baradei, sulla non pericolosità del programma nucleare di Teheran.
Sullo stesso piano si colloca una dichiarazione resa ieri dal viceministro saudita per la difesa. Al termine di un incontro che ha visto riuniti i ministri degli Esteri e della Difesa dei Paesi del Golfo, Abdul Rahman Bin Abdul Aziz ha infatti sostenuto che “tutti gli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo” si preparano per far fronte a qualsiasi possibilità legata ad un eventuale attacco all’Iran. L’esponente saudita non ha voluto dare ulteriori specificazioni.
Un risvolto economico delle sanzioni decise degli Usa, è venuto ieri dalla Banca mondiale, che ha deciso di sospendere i pagamenti per quattro dei nove progetti di aiuto all’Iran che ha in atto. La decisione, che ha bloccato 5,4 milioni di dollari, ha colpito la maggiore banca iraniana, la Bank Melli ed un altro istituto di credito, la Bank Mellat.
Tornando infine all’Interpol, i due terzi dei 146 Paesi presenti all’annuale assemblea generale, svoltasi a Marrakesh, in Marocco, hanno dunque respinto la richiesta iraniana di eliminare dalla lista dei ricercati le persone che la magistratura argentina considera coinvolte nell’attentato di Buenos Aires. Secondo l’Argentina, nell’attentato al settimo piano del palazzo dell’Associazione israelo-argentina furono coinvolti, tra gli altri, gli allora responsabili iraniani dei servizi segreti, Ali Fallahian, e delle Guardie rivoluzionarie, Mohsen Rezaei, che ne furono gli organizzatori. L’Argentina aveva coinvolto anche il presidente e il ministro degli Esteri del tempo, Akbar Hashemi Rafsanjani e Ali Akbar Velatati, ma l’Interpol non ha accolto la richiesta.
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