24/02/2009, 00.00
IRAQ
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Intellettuale caldeo: “Il Museo Nazionale è un patrimonio per tutto l’Iraq”

Oggi è previsto l’ingresso dei primi turisti per visite guidate al Museo Nazionale, inaugurato ieri alla presenza del premier al Maliki. L’apertura rappresenta un passo ulteriore verso la “stabilizzazione” e favorirà il “ritorno dei turisti stranieri”. Si spera siano valorizzate tutte le tradizioni, compresa quella cristiana. Secondo stime Unesco mancano ancora 7mila opere d’arte.

Baghdad (AsiaNews) – L’apertura del Museo Nazionale a Baghdad è un ulteriore “passo positivo” per la stabilizzazione dell’Iraq ed è un messaggio che il governo lancia ai turisti stranieri: “siete i benvenuti”. È il commento di un intellettuale cattolico caldeo ad AsiaNews, il quale manifesta “soddisfazione” per la riapertura del museo, saccheggiato nei giorni successivi all’intervento delle truppe americane – nel marzo 2003 – e da allora rimasto chiuso.

Ieri il primo ministro Nuri al Maliki ha tagliato il nastro per la riapertura ufficiale. Il premier ha sottolineato che il Paese “lascia alle spalle un periodo nero” e si può davvero pensare al “processo di ricostruzione”. Questa mattina hanno fatto il loro ingresso i primi turisti: all’inizio sono previste solo visite guidate per gruppi; per la riapertura a privati cittadini ci vorrà ancora del tempo.

“L’arte – racconta la fonte cattolica – è una ricchezza per tutto l’Iraq, che non possiede solo il petrolio nel sottosuolo. Essa va incentivata perché sarà una delle attrattive principali per ripristinare un flusso turistico nel Paese”. Egli racconta di aver visitato il museo “prima della caduta di Saddam” ed esso costituiva un “elemento di vanto” per tutto l’Iraq, anche se la storia e la tradizione cristiana venivano “nascoste” agli occhi dei cittadini arabi. “La sezione dedicata alla comunità cristiana – riferisce l’intellettuale caldeo – era visitabile solo dai turisti stranieri, non era accessibile per gli arabi irakeni. La presenza cristiana è profonda, radicata e affonda le radici nei secoli; Saddam Hussein, pur proteggendola, l’ha sempre nascosta agli occhi dei cittadini comuni”.

Egli racconta di un “buco nero” che corrisponde “al periodo in cui è fiorito il cristianesimo” e auspica che il nuovo corso del Museo Nazionale “tenga conto della presenza e del valore della comunità cristiana, la quale ha ricoperto un ruolo di primo piano nella tradizione storico-culturale del Paese”. Ma i segnali che arrivano dall’attuale parlamento – composto ancora da imam e ayatollah – non fanno sperare in “sviluppi postivi a breve termine”. “L’opera che più impressiona – conclude l’intellettuale caldeo – sono i tori alati del periodo Assiro, che risalgono al primo millennio circa a. C. (nella foto). Gigantesche e bellissime, simbolo di protezione e difesa contro le spie e gli immondi. Essi rappresentano un patrimonio nazionale”.

Il saccheggio del Museo Nazionale perpetrato da vandali e trafficanti di arte – sotto lo sguardo compassato dell’esercito americano – è stato uno dei segni del fallimento della strategia Usa post-invasione. Oltre 15mila opere d’arte sono state distrutte o trafugate da collezionisti stranieri. Lo sforzo messo in campo dalla comunità internazionale ha permesso il recupero di circa metà del materiale, ma stime dell’Unesco denunciano la sparizione di circa 7mila oggetti, il 50% dei quali dall’immenso valore storico e artistico. Va sottolineato però che i pezzi più preziosi erano stati messi in salvo in nascondigli sotterranei prima dell’ingresso dell’esercito statunitense nel Paese.

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