24/11/2018, 09.00
BANGLADESH
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Innamorarsi di Cristo in Bangladesh: la storia di Anjoli

La ragazza ha 22 anni, proviene dalla diocesi di Dinajpur e professava l’induismo. Sr. Annamaria Panza, delle Missionarie dell’Immacolata, racconta che è rimasta “affascinata da Gesù: il modo in cui egli sta con la gente, come ama, come serve”.

Dinajpur (AsiaNews) – Innamorarsi di Cristo in Bangladesh è possibile: è la storia di Anjoli, una ragazza di 22 anni della diocesi di Dinajpur, che si è convertita dall’induismo. La racconta ad AsiaNews sr. Annamaria Panza, consigliera provinciale delle suore Missionarie dell’Immacolata (congregazione femminile del Pime), che riporta che quello di Anjoli non sia stato “un cammino facile. È diventata cristiana dopo diversi anni di attesa. Ma non poteva essere altrimenti perché si è innamorata di Gesù. Facendo il paragone con la sua religione indù, ha capito che non c’era niente che l’attirava così tanto come Gesù: il modo in cui egli sta con la gente, come ama, come serve”.

Sr. Annamaria racconta che la ragazza ha frequentato le scuole nel villaggio d’origine fino alla terza media. Poi al liceo si è trasferita nell’ostello delle Missionarie a Dinajpur. “Vivendo nell’ostello – continua – ha espresso il desiderio di diventare cristiana”. Ma non è stato tanto l’esempio delle suore a spingere la ragazza ad abbracciare il cristianesimo, sottolinea, “quanto la vita di Cristo”.

Tutti i ragazzi che studiano negli ostelli gestiti dalla congregazione “imparano a pregare, vengono a messa. I genitori lo sanno e sono d’accordo. Imparando a pregare, Anjoli ha manifestato subito la volontà di convertirsi, ma noi le abbiamo detto di aspettare per maturare con consapevolezza la sua scelta. Poi a 17 anni si è trasferita dalle suore a Dhaka e qui di nuovo ha chiesto di essere battezzata, ma noi le abbiamo detto di aspettare ancora”.

Nonostante la cautela delle suore, Anjoli continua a frequentare la chiesa e nel frattempo si trasferisce in un appartamento con la sorella, indù, che l’aveva raggiunta dal villaggio. Prosegue negli studi e conduce una vita normale. Adesso lavora e si mantiene da sola. Accanto a tutti gli impegni quotidiani però, non dimentica l’amore per Cristo. “Tutti i venerdì e le domeniche va a messa in una parrocchia vicino casa, ed è lì che ha iniziato un cammino di catecumenato e alla fine ha ricevuto il battesimo”.

Secondo sr. Annamaria, la scelta di Anjoli è stata coraggiosa, “perché non si è lasciata condizionare dalle tradizioni della sua comunità e del gruppo tribale”. La suora si riferisce anzitutto alla consuetudine del matrimonio: “In Bangladesh ci si sposa all’interno della comunità e dell’etnia. Solo di rado avvengono matrimoni tra fedeli di altre religioni, perché questo crea problemi in famiglia e anche per il successivo matrimonio dei figli. I figli dei convertiti – per esempio, indù – non vengono considerati come ‘indù puri’”. Un simile discorso vale anche “per le feste religiose: a Natale Anjoli non tornerà a casa, perché la famiglia d’origine non festeggia la nascita di Gesù”.

Gli elementi evidenziati dalla suora potrebbero sembrare di banale importanza, ma assumono un significato ben maggiore se si considera il contesto del Bangladesh: nonostante l’influsso dei modelli occidentali d’indipendenza e autonomia individuale, rimane fortissimo il senso d’appartenenza – alla famiglia, al gruppo religioso, alla comunità tribale. “Manca ancora – afferma – un senso di libertà vero e proprio. Le famiglie si integrano con difficoltà, i gruppi rimangono divisi in base all’etnia, ai riti, alle tradizioni, ma anche per quello che mangiano”. Ad ogni modo di fronte alla ferma convinzione della ragazza, conclude, “la sua famiglia non ha potuto fare altro che accettare. Non hanno fatto obiezioni, anzi, i genitori hanno detto di essere contenti perché i cristiani sono brave persone”.

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