Indore: in 10mila alla beatificazione di sr Rani Maria, tra cui l’assassino pentito
La suora clarissa francescana è stata uccisa nel 1995 con 54 coltellate. La sua opera sociale in favore dei poveri contadini tribali era divenuta scomoda per i capi indù. L’assassino Samunder Singh è stato perdonato dalla famiglia della martire.
Indore (AsiaNews/Agenzie) – Circa 10mila persone hanno partecipato alla beatificazione di sister Rani Maria Vattalil, la clarissa francescana assassinata nel 1995 con 54 coltellate a Indore, in Madhya Pradesh. Tra i presenti, anche Samunder Singh, l’assassino della suora, che in seguito si è pentito del gesto crudele ed è stato perdonato dalla famiglia della beata. A Matters India ha dichiarato: “Sono così felice che ‘Didi’ (sorella maggiore) è stata riconosciuta come martire”.
La cerimonia si è svolta il 4 novembre nel cortile della St. Paul Higher Secondary School di Indore ed è stata presieduta dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi. A concelebrare la messa, altri porporati indiani: il card. Baselios Cleemis, presidente della Conferenza episcopale indiana, il card. George Alencherry, capo della Chiesa siro-malabarese, il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza di rito latino. Il rito è iniziato alle 10 di mattina (ora locale) con la lettura dell’annuncio papale di beatificazione.
Ieri, 5 novembre, il nunzio apostolico mons. Giambattista Diquattro ha presieduto una messa in suffragio sulla tomba di sister Rani Maria, presso la chiesa del Sacro Cuore a Udainagar. Anche papa Francesco durante l’Angelus ha ricordato la suora indiana. “Suor Vattalil – ha detto il pontefice – ha dato testimonianza a Cristo nell’amore e nella mitezza, e si unisce alla lunga schiera dei martiri del nostro tempo. Il suo sacrificio sia seme di fede e di pace, specialmente in terra indiana. Era tanto buona che la chiamavano ‘la suora del sorriso’”.
Sister Rani Maria è la prima martire donna dell’India. Nata in Kerala, la giovane suora si era trasferita nella diocesi di Indore per lavorare al servizio della popolazione povera locale, in maggioranza tribale. La missionaria ha speso la sua vita a favore degli abitanti dei villaggi, per i quali era riuscita ad ottenere dalle banche linee di credito e agevolazioni fiscali per la coltivazione dei terreni.
La sua attività era diventata “scomoda” per i capi villaggio indù, che hanno armato la mano del suo assassino Samunder, un povero tribale. Quest’ultimo però, dopo l’omicidio, è stato abbandonato dalla famiglia e dagli indù che lo avevano fomentato. L’unico a restargli vicino è stato il sacerdote-swami Sadanand, che gli ha offerto sostegno e la consolazione della fede mentre era in carcere. Il sacerdote ha facilitato il percorso di pentimento dell’assassino e il perdono da parte della famiglia della suora.
L’evento che ha sancito il totale perdono e l’accoglimento da parte della famiglia della martire è stato lo scambio del “rakhi”, un braccialetto rosso che i fratelli si donano a vicenda in segno di amicizia e affetto fraterno, che sister Selmy Paul, sorella di sister Rani, ha legato al polso dell’assassino. In seguito, uscito dal carcere, Samunder ha incontrato in Kerala la famiglia della beata. In quella occasione la madre di sister Rani Maria ha voluto baciare le sue mani, “perché su di esse c’è il sangue di mia figlia”.
Durante la cerimonia di beatificazione, Samunder era seduto in prima fila, accanto a sister Selmy Paul. Egli ha affermato di sentire ancora il peso “di un simile raccapricciante crimine”, nonostante il perdono della famiglia della beata. Poi ha aggiunto: “Tutti gli eventi che hanno portato al suo martirio sono stati la manifestazione del volere di Dio”.
31/10/2017 10:38