Indonesiani della diaspora, un incontro a Jakarta per rafforzare unità e collaborazione
Jakarta (AsiaNews) - Riunire tutte le rappresentanze di indonesiani all'estero in un'unica, grande comunità chiamata "Indonesiani che vivono nella diaspora". Con questo obiettivo dal 20 al 23 agosto a Jakarta si è tenuta una conferenza che ha visto la partecipazione di molti emigranti e loro discendenti, provenienti dai quattro angoli della terra e tornati in patria per l'occasione. Il Congresso della diaspora indonesiana (Cid) a Central Jakarta ha catturato l'attenzione della società civile e dei massimi vertici politico istituzionali del Paese, fra cui il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e il ministro degli Esteri Marty Natalegawa.
L'evento si è tenuto per la prima volta lo scorso anno a Los Angeles, dal 6 all'8 luglio, grazie all'iniziativa dell'ambasciatore indonesiano negli Stati Uniti Dino Pattidjalal. Oltre 2mila persone hanno aderito, in particolare fra gli indonesiani residenti nel Nord America.
Per questo i vertici dello Stato hanno voluto ampliarne la portata, attirando nella capitale indonesiana personalità di successo - alcuni fra gli espatriati hanno infatti raggiunto i vertici economici, finanziari e amministrativi nei Paesi di accoglienza - da Sud Africa, Madagascar, Unione europea, Suriname e America centrale, oltre che da nazioni più a est come Australia e Nuova Zelanda.
Il ministero degli Esteri ha Jakarta ha sostenuto con forza l'iniziativa, dandone una valenza sempre più "internazionale". L'obiettivo è quello di rafforzare la cooperazione e l'unione fra gli indonesiani espatriati, perché possano contribuire sempre più allo sviluppo della madrepatria pur vivendo all'estero. Una scelta condivisa dalla Indonesian Diaspora Network, una potente lobby con base a New York negli Stati Uniti. Nel suo intervento la titolare degli Esteri Marty Natalegawa ha manifestato apprezzamento per il lavoro svolto da Cid, smentendo le voci secondo cui eserciterebbe un ruolo di tipo politico all'estero.
Molti indonesiani hanno abbandonato il Paese di origine per motivi di studio o di lavoro. La maggior parte si è diretta verso altre nazioni musulmane come la vicina Malaysia (2,5 milioni gli indonesiani) e l'Arabia Saudita (1,5 milioni). A seguire i Paesi Bassi (con oltre 400mila persone), Singapore, Taiwan, Giappone, Stati Uniti e Australia.
06/11/2004