Indonesia, gli ulema all'attacco delle scuole cattoliche: Dovete insegnare l'islam
Jakarta (AsiaNews) - Il Consiglio degli ulema indonesiani (Mui) riaccende la polemica per il mancato insegnamento della religione islamica nelle scuole cattoliche del Paese. Il nuovo fronte di scontro ruota attorno a un istituto cattolico di Klanten nello Java centrale dopo che, lo scorso anno, polemiche analoghe hanno tenuto banco per settimane nel Paese a Blitar (reggenza dell'East Java) e a Tegal. Salvo poi chiudersi quando gli stessi genitori dei bambini musulmani hanno difeso le scuole cattoliche - nelle quali studiano i loro figli - sottolineando l'elevata qualità degli standard di insegnamento.
Il leader Mui di Klaten, noto col solo nome di Hartoyo, ha invitato tutte le scuole private, compresi gli istituti cattolici, ad assumere docenti qualificati per l'insegnamento della religione islamica per tutti gli studenti musulmani. Egli aggiunge che la mancanza del professore di islam è una grave violazione alla legge, perché ciascuno studente dovrebbe poter usufruire di lezioni inerenti "la religione di appartenenza". Gli fa eco una associazione scolastica privata della zona (la Bmps), che condanna l'assenza di insegnanti musulmani e chiede che la soluzione venga affrontata e risolta "nel miglior modo".
In realtà, secondo una prassi consolidata da decenni, in Indonesia le scuole private cattoliche e cristiane non sono obbligate a organizzare corsi di religione islamica e momenti di lettura del Corano, come avviene nelle scuole statali. Di contro, esse provvedono a fornire seminari e lezioni sulla religione cristiana e sul catechismo. Gli studenti musulmani che frequentano gli istituti, invece, ricevono gli insegnamento previsti dall'islam durante appositi corsi, promossi dalla comunità islamica di appartenenza.
Va anche aggiunto che, al momento dell'iscrizione, i dirigenti scolastici assicurano genitori e famiglie musulmane sul fatto che nelle scuole cattoliche non vi sono tentativi di "convertire" gli studenti e sono banditi atti di proselitismo cristiano. Per decenni non si sono registrati problemi di sorta fino a che, lo scorso anno, i leader Mui hanno innescato la polemica - sfruttando anche la vasta eco offerta dai media locali - pretendendo l'insegnamento dell'islam. Tuttavia, per la maggioranza si tratta di una polemica strumentale dai contorni "politici" piuttosto che "spirituali".
In questi anni, le autorità indonesiane hanno ceduto più volte di fronte alle pressioni del Mui che svolge un ruolo di "osservatore" dei costumi e della morale nell'arcipelago. Ad Aceh, regione in cui governano i radicali islamici, le donne non possono indossare pantaloni attillati o minigonne. Nel marzo 2011 il Mui si è scagliato contro l'alzabandiera "perché Maometto non lo aveva mai fatto"; prima ancora aveva lanciato anatemi contro il popolare social network Facebook perché "amorale", contro lo yoga, il fumo e il diritto di voto, in particolare alle donne.
17/01/2017 10:55