India: per gli exit poll sarà Narendra Modi il nuovo primo ministro
New Delhi (AsiaNews) - Sei diversi exit poll danno la coalizione guidata dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp) vincitrice delle elezioni generali concluse ieri, e il suo leader Narendra Modi sullo scranno di nuovo Primo ministro dell'India. Analisti e commentatori politici non lasciano spazio ai dubbi e l'unica incognita sembra essere "il peso" della maggioranza che il Bjp saprà portare a casa: la previsione peggiore parla di 249 seggi, la migliore di 340. Per formare un governo sono necessari 272 seggi: qualora nessuna formazione raggiunga la maggioranza assoluta, saranno fondamentali i partiti regionali. I risultati ufficiali usciranno il prossimo 16 maggio.
Da questi exit poll il partito del Congress - al governo negli ultimi 20 anni - esce con le ossa rotte: i seggi vinti potrebbero variare tra un minimo di 70 a un massimo di 148.
I mercati sembrano già pronti a dialogare con un nuovo governo targato nazionalisti indù. Dopo gli exit poll le azioni indiane sono salite in tempo di record: oggi il S&P Bse Sensex (principale indice azionario dell'India, ndr) è cresciuto dell'1,7% e la rupia ha raggiunto il valore più alto negli ultimi nove mesi. Gli analisti spiegano che molti investitori confidano in Modi per la ripresa della terza economia più grande - e la seconda per inflazione - dell'Asia.
Questa fiducia dipende da due fattori. Da un lato c'è il cosiddetto "modello Gujarat" che il leader del Bjp ha promesso di instaurare anche a livello nazionale. Nei suoi 13 anni da chief minister dello Stato occidentale, Modi ha reso la crescita economica pro-investitori il suo marchio di fabbrica. Ma questi successi sono arrivati negli anni del boom economico dell'intera nazione, quando il Gujarat già godeva di un generale benessere. Inoltre nello stesso periodo lo Stato avrebbe registrato anche uno dei livelli più bassi in materia di sviluppo sociale: i grandi investimenti sarebbero avvenuti a scapito della maggioranza della popolazione, emarginando ancora di più le caste più basse e penalizzando le minoranze religiose.
Dall'altro ci sono le promesse tradite dal governo uscente, che non ha saputo attuare riforme chiave in materia economica, né provvedimenti efficaci per frenare la corruzione dilagante. Tuttavia, è bene ricordare come in molti casi a ostacolare il passaggio di alcune riforme economiche è stato proprio il Bjp ora osannato dai mercati: è il caso dell'apertura del mercato al dettaglio ai supermercati stranieri, o dell'approvazione del Food Security Bill, per ridurre la fame nel Paese.
Intervistato da Bloomberg S. Chandrasekharan, direttore del South Asia Analysis Group, consiglia però di attendere i risultati ufficiali prima di festeggiare. "Bisogna essere cauti - ha ricordato riferendosi agli exit poll - perché i loro precedenti nelle passate elezioni hanno mostrato che sono più bravi a predire la direzione che il preciso numero di seggi".
Un invito da accogliere tanto più se si vanno ad analizzare più da vicino queste previsioni. In Stati importanti (per grandezza e numero di seggi) come il Tamil Nadu o il West Bengal né il Congress, né il Bjp sembrano ottenere la maggioranza. Nel primo Stato in testa c'è l'All India Dravida Munnetra Kazhagam (Aiadmk) di J. Jayalalithaa, attuale chief minister. Nel secondo fa la parte del leone l'All India Trinamool Congress di Mamata Banerjee, attuale chief minister.
27/05/2019 11:21
24/05/2019 15:16