India: l’Amoris Laetitia, un ‘dono’ per le difficoltà delle coppie miste
Lynette e Atiq sono sposati dal 2011. Hanno raccontato la loro storia al Simposio nazionale di Mumbai. La donna cristiana aveva divorziato dal precedente marito. Atiq era musulmano, ma non “riusciva a cogliere l’amore di Dio nelle preghiere islamiche”. Le pressioni delle famiglie; l’allontanamento da parte delle comunità.
Mumbai (AsiaNews) – L’Amoris Laetitia “è un grande dono per le coppie che affrontano sfide e difficoltà”. Lo afferma ad AsiaNews Lynette Syed, cristiana, parrocchiana della chiesa di san Francesco Saverio di Panvel (Maharashtra). La donna ha partecipato al Simposio nazionale su “Comprendere l’Amoris Laetitia nella situazione indiana”, tenutosi al St. Pio X College di Mumbai dal 13 al 15 ottobre. Al convegno ha raccontato la sua esperienza di moglie cristiana, insoddisfatta del proprio legame coniugale, divorziata e risposata con un uomo musulmano che poi si è convertito al cristianesimo. Le pressioni che ha subito, da parte della famiglia e della comunità cattolica, sono state enormi. Tante le sofferenze per la mancanza di una guida spirituale. Per questo, riferisce, l’esortazione apostolica post-sinodale “sostiene la tenerezza e l’aiuto pastorale alle coppie in crisi” per aiutarle a curare le ferite.
Secondo Lynette, “con l’Amoris Laetitia papa Francesco ha fatto un grande dono ai coniugi in crisi, alle famiglie spezzate. [Il documento testimonia] la sua gentilezza, l’amore e soprattutto la comprensione delle nostre sofferenze”.
Il matrimonio, riporta, “non è mai come ci si aspetta. Ero sposata con un uomo, ma la nostra relazione si è rovinata e abbiamo rotto il vincolo matrimoniale. È stato un periodo traumatico, in cui solo la fede mi ha sostenuto. Ho ricominciato a vivere da sola e mi sono impegnata nel lavoro della parrocchia, in particolare con i bambini. Mentre svolgevo le mie mansioni ho incontrato Atiq [futuro marito, ndr], un musulmano, che ha cambiato il corso della mia vita”. Osteggiata dalla famiglia, che non accettava la relazione con un uomo di religione diversa, Lynette è stata posta di fronte ad una scelta: convertirsi all’islam, come avrebbe voluto la famiglia del fidanzato, o rompere la relazione, come volevano i suoi familiari. “Non ho fatto né l’uno né l’altro – racconta la donna – e per fortuna avevo il sostegno di Atiq che non mi ha mai obbligata”.
Le differenze tra le famiglie erano grandi, “anche solo per le abitudini alimentari. In segreto pregavo per Atiq ad ogni messa, ma non per la sua conversione”. In quel periodo, aggiunge, “nessuno ci ha guidato. Non potevamo sposarci in chiesa perché io non avevo ancora ottenuto l’annullamento, e quindi abbiamo optato per una cerimonia civile. Da lì è iniziata la fase più difficile: il mio lavoro in parrocchia era in stallo, il parroco mi ha chiesto di abbandonare tutte le attività, mi è stato negato il sacramento dell’Eucarestia”. La donna continua: “È stata un’agonia. I bambini fanno parte del mio cuore! Ho implorato di poter continuare il servizio con loro, ma mi è stato impedito. I parrocchiani ci guardavano in modo diverso. Entrambi tornavamo a casa afflitti. Io ero confusa, mi domandavo dove fosse la mia religione di amore. La mia fede in Dio è stata messa alla prova varie volte”.
Nel frattempo, l’amore per la musica e la chitarra aveva fatto avvicinare il compagno Atiq al coro della parrocchia. È stata la melodia degli inni a far muovere qualcosa in lui. L’uomo racconta di essere nato musulmano, “anche se non ho mai ben capito il significato delle preghiere. Lo facevo solo per timore che qualcosa di brutto mi sarebbe potuto accadere, se così non avessi fatto. In me c’era più paura che amore di Dio. Avvertivo la fame di amore di Dio, ma non riuscivo ad afferrarlo con le preghiere. Nel frattempo crescevo confuso sulla mia vita, la religione e lo scopo finale della mia esistenza”. “Poi è arrivata Lynette – riferisce Atiq – e la melodia proveniente dal coro della chiesa. Accompagnando un amico, ho partecipato per caso ad un ritiro e lì è avvenuto qualcosa. Ai presenti è stato chiesto di alzare le mani al cielo, chiudere gli occhi e focalizzarci solo su Gesù, abbandonare la nostra vita a Lui. Mi sono sentito toccato, qualcosa era accaduto in me, le lacrime hanno cominciato a scendere sulle guance. Ero travolto da amore e gioia”.
A quel punto per Atiq iniziano i dubbi: “Perché ero curioso di Gesù? Avevo paura di risultare infedele al mio Dio. Se il mio Dio mi aveva fatto musulmano, perché ero attratto da Gesù? Sarei stato punito per questo? Continuavo ad andare alla moschea, ma invece di pregare il Corano avrei voluto recitare il Credo e il Rosario”. Atiq confida le sue emozioni al parroco, che diventa la sua guida spirituale. “Ad un certo punto ho capito che la migliore soluzione per superare la mia battaglia religiosa era di arrendermi a Dio. Ho detto: ‘Signore, mettimi dove vuoi che io sia’”. Dopo cinque anni di percorso formativo, nel 2011 Atiq è stato battezzato e ha celebrare le nozze cristiane con Lynette, che aveva ottenuto l'annullamento. “Il nostro matrimonio – affermano – è stato benedetto. Ora viviamo insieme nella fede nel Signore Gesù Cristo”. Anche le difficoltà del loro matrimonio misto si sono appianate e le famiglie continuano “ad aggiustarsi e prendere le misure l’uno dell’altro in ogni situazione”. “Per le coppie come la nostra, l’Amoris Laetitia è un grande aiuto”, dicono in conclusione.